di Vincenzo Curion
In occasione della giornata internazionale della Donna dello scorso otto marzo, l’Ordine degli Ingegneri di Napoli ha organizzato, presso l’aula Magna del CFS-Napoli una conferenza internazionale dal titolo “Donne: Innovazione e valorizzazione nel campo della cultura digitale.” La giornata di studio, divisa nelle due sessioni mattutina e pomeridiana, ha visto esponenti del mondo professionale nazionale e locale, confrontarsi con i rappresentanti delle associazioni europee e tunisine per riflettere sul ruolo delle ingegnere in un mondo professionale e in settori, che sono stati lungamente territorio esclusivo maschile. Una giornata per riflettere sul ruolo, sulle problematiche e sulle prospettive d’incarichi professionali da libere professioniste ma anche da dipendenti in organizzazioni dove la forte focalizzazione e l’importanza di avere una “mentalità orientata ai risultati”, ha lungamente penalizzato le donne, per anni considerate in una posizione scomoda perché “poco concentrate sulla carriera”. Come riferito dalla relatrice dott.ssa Macinante, che faceva riferimento ai dati del Global Gender Gap Report del 2018, “solo in sei Nazioni su quarantanove esaminate esiste la parità di genere; perfino in Europa vi sono forti disparità di ruolo ed economiche tra donne e corrispettivi maschili. Dunque molto deve essere fatto per restituire dignità salariale e professionale alle donne impegnate a vario titolo nei settori produttivi”. Dopo i saluti istituzionali dell’ing. Paola Marone, presidente del CFS -Centro Formazione e Sicurezza Napoli- e della Fondazione degli Ordini degli Ingegneri di Napoli, del Prof. Ing. Edoardo Cosenza, Presidente dell’Ordine degli Ingegneri, i lavori sono cominciati con una serie di testimonianze circa la figura dell’ingegnere donna. Primo problema individuato quello dell’autorevolezza professionale. Nel modello gerarchico, proprio delle organizzazioni che lavorano per progetti e commesse, la figura della professionista femminile, stenta ancora ad imporsi perché permangono idee distorte circa il modo in cui si debbano governare i processi produttivi.
Anche se la letteratura di settore, evidenzia come la linea di management femminile, con la sua maggiore visione sistemica, la forte responsabilizzazione che attribuisce alle figure dei collaboratori, potrebbe rivelarsi vincente nelle organizzazioni odierne, questo modello stenta a essere riconosciuto e apprezzato. Il perché sarebbe da imputare ad un luogo comune che affonda in pregiudizi duri a morire, con le quali molte professioniste, altrettanto valide quanto i loro colleghi, devono fare i conti. Da più relatrici e relatori intervenuti si leva forte la denuncia per le opportunità mancate e l’arretratezza culturale e sociale che condizionano la vita delle donne, limitando di fatto lo sviluppo sociale complessivo. Contro tali pesanti limitazioni, chiedono le relatrici, “servono azioni politiche ed economiche che ristabiliscano la condizione di parità di genere, tutelando le competenze e favorendone la diffusione nella popolazione. “Registriamo un arretramento culturale in tutto il Mezzogiorno d’Italia”.
“La macroregione del Sud rappresenta un territorio dove è più difficile essere donna, perché non ci sono misure e sussidi che ne permettano l’emancipazione dagli impegni della vita familiare, perché sono pochissime e limitate le iniziative che ne favoriscano la partecipazione alla vita attiva, perché ancora vi è una classe imprenditoriale poco matura e poco aperta alle possibilità dell’organizzazione smart del lavoro, che potrebbe rappresentare una metodica per valorizzare di più e meglio le donne lavoratrici ed i lavori tutti, perché possano diventare manager del proprio tempo”.
Nel saluto istituzionale dell’Assessore alle Infrastrutture e al Trasporto Mario Calabrese, facente veci del Sindaco De Magistris, non manca il riferimento all’importanza del convegno odierno come risposta culturale e morale ai recenti femminicidi che hanno insanguinato la provincia napoletana ed altre Regioni d’Italia. Perché le donne possono fare notizia anche su pagine che non siano di cronaca nera. Anzi. La partecipazione femminile, ricorda l’ing. Castaldo nel suo intervento, rappresenta una possibilità culturale che non può essere accantonata. Il suo discorso fa eco a quanto già ricordato dalla Dir.Regionale INAIL Adele Pompoio. “Avere donne su un cantiere, dà l’opportunità per ripensare i dispositivi di sicurezza personali, che finora sono stati tarati sulle fattezze dell’operaio, i caschi ad esempio sono calibrati per uomini ed è dunque difficile trovare un casco che sia idoneo per un’operaia”. È il tema della sicurezza di genere. Ma è anche la testimonianza di una concreta barriera che limita le possibilità di inserimento lavorativo delle donne. Che vede come eccezionale che vi possa essere una ingegnere o una architetto impegnata fisicamente come capocantiere. Parlare al femminile rappresenta anche un modo per prendere consapevolezza del divario rispetto ad altri paesi. Prendendo la parola la Console Tunisina a Napoli la dott.ssa Beya Ben Abdelabaki, per illustrare la condizione femminile in Tunisia, si ha la percezione di un paese moderno, dove si sta facendo molto per coinvolgere politicamente e lavorativamente le donne, liberandole ad esempio dal retaggio culturale dei matrimoni combinati. La console ricorda che, grazie alla “Rivoluzione del Gelsomino” del 2011, attualmente il 31% del parlamento tunisino è occupato da donne e che nel 2017 è stata annunciata una legge per dare la possibilità dei matrimoni tra persone di religione diversa. A queste notizie, salutate con entusiasmo da parte delle relatrici e degli intervenuti tutti, fanno seguito gli interventi delle relatrici, provenienti tra l’altro da Francia, Germania, Polonia, Inghilterra e Portogallo, che hanno illustrato le diverse iniziative di associazionismo professionale che contraddistingue la partecipazione femminile. È il gruppo che si fa risorsa, che si mobilita per il successo della singola professionista perché tutte possano godere di una maggiore emancipazione ed una migliore realizzazione personale, presso le rispettive comunità. La necessità di creare rete è un passo fondamentale per non rischiare di essere stritolate in visioni troppo restrittive e professionalmente ed economicamente asfittiche.
Tutte le intervenute denunciano infatti, ancora numerosissimi casi di glass ceiling che limitano le carriere delle donne all’interno delle organizzazioni; di reticenza nell’affidare clienti o casi di maggior complessità e/o prestigio; di disincentivazione culturale alla partecipazione nei settori STEAM –Scienze, Tecnologia, Arte e Matematica- delle donne. In particolare, segnala la dottoressa Ramos, Vicepresidente INWES Relazioni Esterne, SG INWES Europe, “abbiamo solo il 28% di donne ingegneri nel Mondo e in Europa solo il 22%”, questo perché c’è poca inclusione, poco stimolo alla partecipazione femminile ed il cattivo pregiudizio che, “in futuro quel lavoro venga tolto loro perché inconciliabile con i ritmi della vita familiare”. Malgrado le innumerevoli donne che hanno raggiunto gli onori della cronaca ed un posto nella storia per meriti legati alle scienze ed alla tecnologia, molte di quelle che potrebbero diventare loro emule, al momento della scelta, perché non ben guidate, finiscono con l’andare verso altri settori, dove brillano ugualmente ma dove poi è difficile costruire carriere brillanti e di rilievo. “Perché le donne si impieghino maggiormente nei settori STEM – Scienze, Tecnologia, Matematica”, ricordano le rappresentanti dell’EWDM –European Women’s Management Development International Network- “occorre creare la cultura dell’accesso alle STEM, partendo dalle scuole secondarie di primo grado, dalle scuole elementari, dagli asili, perché quando si regala una bambola ad una bambina di fatto la si sta “indirizzando” verso una particolare concezione del Mondo, del suo ruolo e del suo futuro”.
“Sono ancora poche e rare le iniziative per fornire competenze digitali certificate alle donne”, ricorda la delegata del Comune di Napoli Simonetta Marino. “Abbiamo avuto un primo progetto finanziato che ha portato 800 donne ad avere certificate le competenze informatiche acquisite ed ora vi è un progetto legato alla cultura Agile, inerente alla flessibilità e alla conciliazione, per promuovere la sperimentazione nelle pubbliche amministrazioni forme agili di organizzazione dell’attività lavorativa nello spazio e nel tempo”. Nel procedere degli interventi, l’idea che si matura è che, aldilà del settore, il riflettere sulla valorizzazione e la promozione della donna nelle organizzazioni, sia un modo per ripensare e riconfigurare i modelli culturali di organizzazione, logori e troppo rigidi per competere nelle sfide globali del mondo contemporaneo. Occorre pensare e strutturare le organizzazioni perché valorizzino la forza lavoro umana, le peculiarità intellettive e la sensibilità dei singoli individui e non viceversa. Sotto questo aspetto, relatori e relatrici tutte sono concordi nel sottolineare una maggiore apertura mentale delle donne.
A sostegno della tesi della pluri-potenzialità femminile, l’intervento della Past President Giovani ANCE Roberta Vitale, la quale ricorda con orgoglio di essere tornata in ANCE appena 28 giorni dopo il parto e che oggi, grazie alla sua esperienza di Presidente, presso la sede “c’è una saletta per allattare”. Prova che si può essere donna, ma anche madre e prima ancora imprenditrice. “Proprio l’imprenditoria, in particolare l’imprenditoria digitale”, hanno ricordato le dottoresse Ferruzzi e Contursi e la delegata Asma Brini di Abshore INWES nei rispettivi interventi, “possono essere i settori dove mettere a frutto e valorizzare il talento femminile, quella particolare propensione a pensare soluzioni smart e lean, che possano innescare sviluppo e progresso, tenendo conto, in maniera più globale della complessità del reale”. Occorre avere volontà di entrare in questo settore e di dedicarvi tempo ed energie. Anche se si scelgono profili commerciali, perché non si possiedono forti competenze STEM, questi possono essere soddisfacenti e proficui al pari di professioni più blasonate e tecniche, come ha ricordato la rappresentate di ABC, African Business Café, intervenuta per raccontare la propria esperienza di imprenditoria digitale nella realtà africana.
W Curion Donne – Innovazione e valorizzazione nel campo della cultura digitale
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