di Clementina Gily, Editoriale
Union European legislation prohibits discrimination on grounds of nationality, sex, racial or ethnic origin, religion or belief, disability, age and sexual orientation. This is a core right upon which citizenship is built
Così iniziano Marcella Corsi e Yvonne Galligan in Women parties exept political ones: registrano le percentuali della differenza di genere femminile in politica, tanto che alla fine era Concia a rappresentarle: ma le donne in politica sono rallentate dal peso della famiglia tradizionale, cui le donne sacrificano personali ambizioni ed opinioni. Le istituzioni ed i costumi non aiutano nessuna: ma la questione è un problema di civiltà.
Data dal 1993, da quando Huntington lo ha chiarito, la consapevolezza che dopo la fine dei blocchi contrapposti della guerra fredda – cui si aggiungeva il Terzo Mondo – l’assetto mondiale è cambiato, passando dalla guerra delle nazioni nata dopo la quella degli stati, allo scontro delle civiltà. Toynbee ne elencava 21, lui scese a 7-8: occidentale, cinese, giapponese, islamica, hindu, slava ortodossa, latino americana e forse l’africana – oggi, dopo vent’anni, si può anche togliere il forse. Dubai e Bollywood sono realtà consistenti, due immagini che dicono tutto: due immagini senza le donne occidentali eredi di secoli di lotte.
La L’articolo propone di meditare il problema delle quote, ma soprattutto di badare alla formazione del pensiero femminile, le donne, dimostrano UKFeminista e Se Non Ora Quando, sono molto presenti nei social media. Inoltre citammo nei numeri scorsi l’importante discorso di Diritti dei popoli, riflettere sulla mafia (Viareggio settembre 2013), di Noidonne, parlare di Corruzione e illegalità. Il NO delle donne (Roma novembre 2013): temi generali che il pensare al femminile accenta in modo diverso, molto costruttivo. La strada giusta è questa: un problema di civiltà, essenziale per tutti ma di pertinenza del pensare donna.
Un esempio: il voucher per il nido per sei mesi alle mamme, l’INPS dà ai lavoratori dipendenti e non agli autonomi – molte donne sono tali, vista la difficoltà a superare il blocco alla maternità nelle assunzioni che porta il tasso di inattività lavorativa in Campania per le ragazze a sfiorare il 50%. Una scarsa indipendenza economica che ha un probabile ruolo nel femminicidio, in una società che dà tanta importanza al denaro ed alla forza personale.