di Anna Savarese, Architetto di Legambiente Campania
Mentre gli scienziati del Comitato Intergovernativo sul Cambiamento Climatico (IPCC) riuniti a Ginevra lavorano al “Rapporto speciale sui cambiamenti climatici e sul suolo” e il Segretario Generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, chiede ai Governi una svolta di responsabilità “un impegno concreto contro inquinamento e gas serra”, si susseguono mobilitazioni per sensibilizzare allo sviluppo sostenibile, equo e solidale.
In particolare, tanti giovani del movimento Fridays For Future promosso da Greta Thumberg si sono riuniti a Losanna, per lo SMILE (Summer Meeting In Lausanne Europe). I circa 1700 attivisti under 25 (di cui 30 italiani) provenienti da 37 Paesi di tutto il mondo, ospiti del Centro Congressi della locale Università – composto da due edifici del campus, quattro auditorium e diverse decine di sale di lavoro -, hanno deciso di lavorare insieme con l’obiettivo di consolidare una piattaforma sulle future azioni comuni per fare pressione sulle istituzioni e sulla società. Si sono organizzati con campagne di raccolta fondi per finanziare il raduno, sono arrivati tutti in bus e treno per ridurre al minimo gli impatti ambientali e hanno adottato stili sostenibili nella permanenza (cibo vegano, lavaggi con saponi biologici, divieto di sigarette e di alcol, ecc.). Hanno scelto strategicamente di svolgere il loro raduno nel parco di Dortmund, simbolo di rigenerazione perché realizzato sulle vecchie acciaierie negli anni settanta come grande polmone di verde in grado di purificare il territorio e l’ambiente dai veleni preesistenti.
I giovani lavorano insieme con decisioni prese per consenso in sessioni plenarie, discussioni di gruppo e attività relative ai cambiamenti climatici per organizzare il prossimo grande Strike, il 3° Sciopero Globale per il Clima che si terrà dal 20 al 27 settembre di più di 4700 piazze del mondo. Vogliono “ribadire il bisogno urgente di azioni in contrasto ai già evidenti effetti dei cambiamenti climatici che si ripercuotono sulle persone e sull’ambiente”. “Denunciamo – aggiungono – la mancanza di impegno da parte dei governi e la contrastiamo con persistenza e resilienza. Lottiamo tutte e tutti per un futuro vivibile, libero da discriminazioni e ingiustizie”. Per questo i giovani attivisti annunciano “scioperi e azioni di disobbedienza civile di massa in modo che i politici prendano seriamente il tema centrale del nostro tempo: il futuro dell’umanità”.
Negli stessi giorni dello SMILE, si sta organizzando il Sinodo sull’Amazzonia che si terrà a Roma dal 6 al 27 ottobre. Già annunciato due anni fa da Papa Francesco, questa riunione di vescovi, sia cattolici che riformati, ha avuto due documenti preparatori, recentemente pubblicati, stilati dai vescovi dell’Amazzonia sotto la direzione dello stesso Papa, l’Instrumentum laboris e Nuovi Cammini per la Chiesa e per un’Ecologia integrale che fanno peraltro registrare approfondimenti di argomenti trattati già nell’enciclica Laudato sì. Tralasciando gli aspetti più squisitamente teologici il fatto stesso di parlare a Roma dell’Amazzonia, ma su documenti redatti da esperti dell’Amazzonia, fa assurgere a livello globale le problematiche di un paese simbolo dello sfruttamento delle risorse naturali a vantaggio dei paesi “sviluppati”. Parlare di Ecologia Integrale significa porre la questione della connessione tra uomo e natura, dello sfruttamento della terra, delle diseguaglianze sociali, per porre le basi del nuovo umanesimo, tema centrale del Laudato sì.
Il temine nuovo significativamente e strategicamente utilizzato nei due documenti è l’inculturazione, intesa come capacità dei cristiani in Amazzonia di non eliminare le culture autoctone con l’arroganza della sopraffazione, ma sforzarsi di comprenderle e anche farle proprie, “incarnarsi” in esse, riconoscendone l’alto senso di comunità, uguaglianza e solidarietà, la spiritualità specifica, anche espressa dalle loro divinità che rappresentano comunque manifestazioni di religiosità.
Ancora più importante è la continuamente richiamata connessione tra ambiente e società. Coevolvere con la natura significa promuovere il rispetto dell’ecosistema ambientale in uno con il progresso sociale, Questa Ecologia Integrale ci porta a considerare l’importanza dei beni comuni in uno con l’idea della comunità in cui non esiste l’individualismo ma l’agire condiviso. L’identità è della comunità che si articola non solo nelle attività di sostentamento e di cura, ma anche intorno ai valori relazionali strutturati mediante i riti e le celebrazioni. L’idea della comunità chiarisce che la “salvezza” del pianeta richiede un processo di conversione ecologica dell’intera società, attraverso norme e programmi collettivi. Bisogna “ascoltare il grido della Madre Terra attaccata e gravemente ferita dal modello economico di sviluppo predatorio ed ecocida, che uccide e saccheggia, distrugge e sgombra, allontana e scarta, pensato e imposto dall’esterno e al servizio di potenti interessi esterni” si dice nel documento Instrumentum laboris con un appello chiaro alla lotta contro un dominio che distrugge vite e ambiente, frutto di un modello economico legato alla produzione, alla commercializzazione e al consumo, dove la massimizzazione del profitto è prioritaria rispetto alle necessità umane e ambientali.
L’Amazzonia, o più precisamente della Panamazzonia è composta da nove Paesi: Bolivia, Brasile, Colombia, Ecuador, Perù, Venezuela, Suriname, Guyana e Guyana francese; con una popolazione di 34 milioni di abitanti di abitanti rappresenta la “saggezza ancestrale” di popolazioni indigene che hanno saputo convivere con la natura mantenendo i valori comunitari (della famiglia, del lavoro, della salute, della religiosità) seppure vessate dalla logica del profitto, dalla violazione dei diritti umani e all’autodeterminazione, ad opera delle compagnie estrattive o interessate allo sfruttamento delle foreste e al proliferare di allevamenti. Il tutto ha comportato gravi effetti sui cambiamenti climatici e inquinamenti con ricadute sull’intero ecosistema, cui si sommano i grandi esodi della popolazione con migrazioni forzate, per lo stravolgimento dei cicli produttivi e la conseguente crisi economica.
Va compreso il significato profondo della scelta di Papa Francesco di parlare a Roma proprio dell’Amazzonia che pure con gli ingenti danni prodotti da questo esasperato sfruttamento resta la maggiore riserva di biodiversità del mondo e il più grande polmone verde della terra, preservando il 20% della riserva di acqua dolce non congelata di tutto il pianeta, l’Amazzonia che è anche espressione delle lotte dei suoi abitanti per salvaguardare insieme alla foresta le comunità con le loro culture e la loro spiritualità legata ai cicli naturali. Tale scelta conferma dopo l’Enciclica Laudato Sì che in questi anni il messaggio ecologicamente più avanzato e innovativo, compiuto e incisivo, è nella svolta operata da Papa Francesco per approdare a un nuovo umanesimo che ricerchi le soluzioni non solo nella scienza e nella tecnologia, ma in nuovi paradigmi comportamentali, in nuove regole del vivere insieme, in una nuova spiritualità che sappia valorizzare le diversità facendo addirittura tesoro del patrimonio identitario distrutto dalla logica dello sfruttamento produttivistico dell’uomo sull’uomo e dell’uomo sulla natura, espresso da una realtà come l’Amazzonia considerata da molti “sottosviluppata” proprio per il miope concetto di sviluppo finora imperante.
Confrontando i due “meeting” brevemente illustrati appare chiaro che pur trattando temi analoghi o sforzandosi entrambi di individuare soluzioni globali hanno caratteristiche e strategie abbastanza diverse, ma è importante trarre da ciascuno di essi elementi di riflessione e indirizzi per cercare strategie che abbiano massima condivisione e quindi maggiore possibilità di essere accolte e fatte proprie dagli Organismi Internazionali e Nazionali che pure si stanno cimentando nella ricerca di un nuovo modello di sviluppo che sia finalmente sostenibile, equo e duraturo.
W Savarese Dallo SMILE For Future al Sinodo sull’Amazzonia di Papa Francesco
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