Cesare Battisti terrorista rosso. Ma davvero?

Gily Reda

Già allora ragionando con la logica del cui prodest ritenni sbagliata questa valutazione. Non appena i terroristi furono sdoganati, ne incontrai uno che era sempre sui giornali, forse Gallinari, e feci a lui la domanda, direttamente, nel corso di una serie di incontri sulla breve vita del Partito d’azione in giro per la Campania, e si era ad Avellino – per conto dell’Istituto Italiano di Studi Filosofici.

La memoria forse mi fa sbagliare sul nome del terrorista, visto che sono stata sempre colpita da quel suo nome, Prospero, per me personaggio shakespeariano modello di saggezza … volli dimenticare, come tutti, quel terribile periodo in cui si usciva al mattino dopo aver sentito alla radio se era stato ucciso un giudice, o gambizzato; ovvero un sindacalista, un giornalista, un politico ecc. che fino al delitto Moro e anche dopo non facevano passare una settimana senza che si uscisse di casa con una notizia ferale di quel genere.

Oggi la gente non ricorda: io avevo già figli da preparare prima di uscire, accompagnare e andare al lavoro dalle 7 alle 8… eppure era la voce della radio a dare la musica alla giornata. Si era in guerra. Ma chi armava quelle mani? Terroristi rossi?

A Napoli c’erano i NAR, qualcuno l’avevo conosciuto: stazionavano in piazza Medaglie d’oro, grande aiuola accanto al bar più grande del Vomero, erano i fighetti della sinistra. Una di loro ha effettivamente vissuto il carcere per anni… eppure era la più improbabile candidata all’eroismo; una che andava in giro apparentemente per fare ‘acchiappanza’, come si diceva… i suoi interventi politici deludenti, come quelle dei suoi sodali; se non altro parlavano poco. Perciò preferivano le armi?!?

La conclusione di quel periodo fu la fine dell’era del compromesso storico di Berlinguer – idea già combattutissima all’interno delle sezioni per la solita critica di non essere di sinistra. Si ricordi che il giorno del rapimento di Moro, stava andando in Parlamento Andreotti, col primo dei governi che dovevano porre fine al potere unico democristiano per aprire la via all’alternativa – che allora non c’era né interna né esterna. Dominavano le correnti per vincere le gare del clientelismo sfrenato.

La storia della fine di Moro fu poi affidata alla sceneggiatura ad Adriana Faranda, una dei suoi sicari, la carceriera; amica di Valerio Morucci, l’omicida di Aldo Moro. Per me quel film fu un colpo al cuore, che non dava ragione ai fatti – se l’omicida parla dell’assassinato… è stato ucciso molte volte dai libri e film scritti su di lui. Come d’altronde Berlinguer, che morì poco, stroncato dalle tante lotte interne feroci e ferocissime – oggi anche lui è Santo… Si pose fine al tentativo che gli autori originali potevano guidare meglio dei governi Andreotti e Craxi. Ancora oggi, ogni volta che si presenta in Italia la possibilità di uscire dal guado del partito unico clientelare, si chiudono le acque sugli ebrei in cammino; nessun Mosé sa impedire la ruberia di stato, vedremo questi nuovi aristocratici, come tutti i potenti alle prime armi, dei veri banditi. Oggi la questione pare risolta con l’attuazione del teorema Baudrillard: l’unica è avere un serpente a due teste, non più il bipartitismo né il partito unico: il mostro a due teste che litigando catalizza i voti in unica urna. Tutti soddisfatti, si vota per odio a Salvini o a Di Maio, si elegge Conte. Infine la soluzione perfetta. Quindi: terrorista rosso: se sì, davvero miope. Ha favorito i ricchi togliendo ai poveri. Proprio come oggi.

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