Centro Dorso di Avellino: Borsa di studio in ricordo di Antonio Sarubbi

di Clementina Gily Reda

Presentazione del libro 1924: Storia, storiografia, parabole all'Istituto Italiano per gli Studi Filosofici
Presentazione del libro 1924: Storia, storiografia, parabole all’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici

Il Centro Dorso istituisce, d’intesa con OSCOMfedericosecondo Ricerca (Dipartimento di Studi Umanistici, Università di Napoli “Federico II”), un bando per l’assegnazione di una borsa di studio sul tema “1924-1925 La rivoluzione liberale e meridionale” finanziata dalla famiglia del prof. Antonio Sarubbi, in ricordo dello studioso. Vedi il blog del Centro.

 

 

 

 

 

Antonio Sarubbi
Antonio Sarubbi

Ricordare l’opera di Antonio Sarubbi è continuare un dialogo; per me, fatto di tante puntate, in occasione di convegni, l’ultimo al Centro Dorso di Avellino, dove presentò l’articolo su Genovesi nel libro da me curato – Antonio Sarubbi, 1924: Storia, storiografia, parabole, Eupolis, pubblicato nel 2015 e il 4 dicembre presentato all’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici (foto) – reperibile su www.ilmiolibro.it, collana OSCOM. All’articolo presentato al Convegno del Centro Dorso ho aggiunto la riedizione di articoli degli Atti del convegno su Giovanni Amendola, donde il titolo 1924, che è ora nel bando. Il Convegno su Amendola era l’occasione prima del nostro dialogo.

Il pensiero, la filosofia, la storia, sono spazi per il dialogo, per annodare vita e memoria. Questo ha insegnato Giambattista Vico, il grande filosofo, professore di storia, di retorica e, disse Croce, di estetica. Ricordare Antonio Sarubbi non può non riannodare il suo calore di studioso instancabile: nel mio ricordo, le conversazioni su Amendola di cui parlammo tanto perché era padre riconosciuto del Partito d’azione. Tutti gli azionisti lo ammiravano – non solo i liberali – e non solo perché era stato vittima della conquista del potere da parte del fascismo. Fu ucciso a bastonate, non nel senso che morì sul colpo ma che sopravvisse poco, a 44 anni, minato nel fisico dall’incontro con le squadracce, come tanti altri; come nel ’26 era morto Gobetti a Parigi. Furono i due assassinati più illustri degli anni ’20, dopo che già il delitto Matteotti aveva lasciato cadere la maschera della violenza occasionale e posto una pesante e indimenticabile lontananza tra gli intellettuali italiani, divisi nei due manifesti, intellettuali fascisti (Gentile) contro gli antifascisti (Croce). Negli anni ’30 li seguirono i fratelli Rosselli e Gramsci.

Subito dopo la II guerra morivano anche Guido Dorso e Guido de Ruggiero e nello stesso tempo finiva anche il loro Partito d’azione, partito di tantissimi intellettuali partigiani, uscito vincitore dalle prime elezioni dopo la guerra: il suo progetto era lavorare insieme per la ricostruzione dell’Italia e la costruzione dell’Europa, tra loro c’era anche Altiero Spinelli. Finito il P.d’A, tutti si schierarono dietro Togliatti o dietro De Gasperi – l’Italia non sa combattere per il bene comune.

Il gioco dei partiti diventa politicantismo che isola nell’incomprensione degli ideali – l’unica competenza dell’elettore. Senza dedicarsi a tempo pieno alla politica, com’è possibile dirimere i problemi amministrativi, giuridici e penali che invece sono l’unico oggetto della comunicazione politica? I professionisti della politica studiano scienza della comunicazione per parlare senza farsi capire.

Non era così prima del fascismo, quando erano i grandi intellettuali ad impegnarsi in politica. Perciò va ricordato il 1924 –l’anno del delitto Matteotti e dell’inizio del totalitarismo in Italia. Guido Dorso intitolò alla Rivoluzione Meridionale la sua opera, dopo La Rivoluzione Liberale di Piero Gobetti: Antonio Sarubbi ci consente di ragionare di queste cose, attuando il monito del del Presidente Mattarella alla fine dell’EXPO: “Uniti si vince”. Nel 1924 tutto poteva andare diversamente, senza andare a finire ai tempi terribili del rimbarbarimento (Collingwood) messo sotto il riflettore dal Processo di Norimberga, che ormai forse le nuove generazioni confondono con un crimine alimentare/ecologico.

Questa è la storia da non dimenticare: quella che non è solo filologia, ma storia come memoria viva che sa continuare il discorso: giusto per fare altri errori, se possibile, non sempre gli stessi. Plaudo perciò all’iniziativa del Centro Dorso e della Famiglia Sarubbi, un invito a leggere criticamente il passato, a conoscerlo meglio.

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