Categoria: Medialiterature

28-12-15 Imagine Saviano: l’ultimo saluto ad Aylan

Aylan Kurdi, spiaggiato a Bodrum
Aylan Kurdi, spiaggiato a Bodrum

di Anna Irene Cesarano

“Se le chiedessi quali sono le immagini più significative del 2015, un anno complesso, ci penserebbe. Vedendole, invece, tornano subito alla mente: Imagine è un modo di frenare la frenesia dell’informazione. Tutto passa rapidamente invece vorrei provare a fermare il tempo con quanto di più profondo ci sia. Le foto vanno lette, studiate, non solo osservate”.

Così ha risposto Saviano alla domanda del perché raccontare un anno attraverso le foto alla giornalista Silvia Fumarola su Repubblica.it il 22 Dicembre 2015.

Immagini che raccontano orrori, gioie, tragedie, cambiamenti epocali. E’ con loro che lo scrittore napoletano ripercorre il 2015, e lo fa mostrando le immagini che secondo lui hanno scolpito la memoria sociale facendo discutere, piangere, emozionare, inorridire. Passa disinvoltamente dagli scatti dell’Isis o dei Narcos messicani, al piccolo Aylan morto su una spiaggia di Bodrum, a Kim Kardashian e alla sua famiglia che hanno un vero impero digitale su Instagram con 55 milioni di follower, alla campionessa paraolimpica Martina Caironi, all’archeologo Khaled Asaad decapitato dall’Isis che scelse di morire pur di non rivelare dove aveva nascosto le opere d’arte , o ancora dell’abbraccio delle due sportive italiane Vinci e Pennetta. fino alla foto per eccellenza: il Kalashnikov. E poi ospiti ad Imagine sono Jovanotti, che canta una canzone del 2002, Martina Caironi, Regina Catrambone che ha salvato 11 mila profughi, il fotografo Alessandro Penso.

Vorrei iniziare questo foto-racconto proprio dall’immagine che ho scelto per l’articolo. Aylan Kurdi il bambino turco morto su una spiaggia di Bodrum dopo un naufragio dell’imbarcazione sulla quale era per scampare alla guerra del suo paese. “2 settembre 2015 questa foto hanno cambiato completamente la percezione sui migranti in Europa, ha fermato speculazioni, sarcasmi, ha cambiato letteralmente i toni sulla tragedia. Non è solo perché ritrae un bambino morto, sottolinea Saviano, pochi giorni prima di questa foto erano state diffuse le foto di cinque bimbi dell’età di Aylan trovati morti sulla spiaggia libica dopo che il loro barcone era naufragato, ma quelle foto non hanno avuto nessun impatto”. Ma allora perché questa foto a detta dello scrittore ha smosso le coscienze di mezza Europa? Perché ha traversato il processo delle emozioni umane?

L’immigrazione, il racconto di morte sono ovunque, anche con foto più sofisticate, ma questa è divenuta il simbolo degli immigrati, la foto che ha fatto scalpore. “Be’, una ragione c’è” Saviano è piuttosto cinico “Aylan innanzitutto è bianco e gli occidentali erano abituati a vedere un bambino nero in queste foto, per la prima volta o tra le prime volte vedono un bambino bianco e vestito all’occidentale e sdraiato su una spiaggia. Immediatamente il pensiero di moltissime mamme è stato di identificarlo con il proprio bambino, perché sul bagnasciuga si gioca, ci si sdraia, ci si rotola. Poi, se ne conosce il nome: di molti bambini africani non si conoscono i nomi. Tutto questo ha reso questa tragedia vicinissima a noi”. E’ quello che in sociologia si chiama principio di similarità, ma anche un certo atteggiamento etnocentrico ed eurocentrico. Mi spiego meglio, questa tragedia è stata più sentita, avvertita, ci ha “attraversato” perché Aylan è simile a noi, è bianco, è vestito come noi, in lui la mamma ha visto il proprio figlio, la sorella maggiore il suo fratellino, il nonno il nipotino e così via. Tutto questo ci ha avvicinato a lui. Questa tragedia non è apparsa più lontana di chissà quanti chilometri, Aylan non ci è sembrato così distante, il dramma prima presente solo nei telegiornali, d’un tratto appare “vicino”. All’improvviso ci accorgiamo delle sofferenze di questi migranti, e portiamo rispetto, non sembrano solo poveri disperati su un barcone in mezzo al mare. Per la prima volta i nostri occhi hanno visto quello che c’era da vedere. Finalmente l’umanità delle nostre coscienze si è resa conto che su quella spiaggia ha perso la vita un bambino di tre anni, per avere una vita migliore, e che quello era l’epilogo di un dramma familiare, giacché anche la mamma e il fratello di Aylan sono morti nello stesso modo, il papà si è salvato a stento.

Nel dramma, viene naturale chiedersi se il fotografo non dovesse evitare la foto, coprire il bambino, ma per Saviano “il fotografo è come un chirurgo in sala operatoria, deve mantenere la distanza” se il fotografo intervenisse diventerebbe lui protagonista, e se la foto non esiste non esiste la morte denunciata; è un corto circuito, la fotoreporter turca Nilufer Demir che ha immortalato Aylan esanime riverso sulla spiaggia infatti ha dichiarato di essere rimasta in un primo momento pietrificata, ma poi di aver scattato con la forza di urlare e documentare al mondo intero.

Imagine vuole essere anche speranza, fratellanza. E Roberto Saviano ha in mente una sola immagine: Stazione di Dortmund Germania 6 settembre 2015, scatto memorabile nel quale una folla entusiasta accoglie dei rifugiati. “Provate a non guardare i cartelli, sembra la foto di qualcuno che sta aspettando la squadra di calcio, un cantante, in realtà se leggete i manifesti si capisce che stanno accogliendo dei rifugiati. Mai vista in questo modo così eclatante, esplicito, non privato, non si era mai vista una cosa così”.

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Proiettare senso: Federico Fellini

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