Categoria: Formazione estetica

Operazione Reporter 2016

di Clementina Gily, Viviana Molino, Ferdinando Muscariello

or2016Resoconto OSCOM (C.Gily Reda)

Finanziato dall’assessorato all’istruzione del Comune di Napoli, il progetto nasce per creare didattiche adatte al recupero dalla mortalità scolastica, scegliendo i pochi allievi consentiti dall’entità del contributo, per sperimentare nuove vie che le tecnologie mettono a disposizione, senza detrimento per l’apprendimento. Le tecnologie sono anzi una risorsa, forniscono una solida motivazione ad approfondire.

Il progetto, messo a punto in pianta di ricerca da OSCOMfedericoII (dir. C. Gily Reda), attuato dall’IC Campo del Moricino (DS Carmine Negro), consta di un momento didattico fondato su una unità di sviluppo complessa e su una rilevazione dati, allo scopo di creare un questionario on line (con conteggio automatico delle preferenze) iniziando con numeri minimi di rilevazione: questo questionario, opportunamente rimaneggiato sulla base della lettura dei dati rilevati, potrà poi essere esteso a tutti gli allievi dell’Istituto e ad altri IC interessati: il campo subisce mutazioni continue che consigliano un monitoraggio costante.

L’unità si definisce complessa in riguardo ai contenuti, sotto esposti, uniti alla navigazione in rete ed alla rilevazione dati; ma in riguardo all’importante interrelazione con più soggetti, istituzionali e no nel lavoro con i ragazzi, cooperanti attraverso diversi tutor. L’IC Campo del Moricino ha fornito, oltre alla base delle operazioni, il laboratorio di scrittura e lettura operando con due docenti dell’istituto e col tecnico di laboratorio che ha elaborato, sempre in costruttiva collaborazione, il promo-video; l’associazione SMARTLeT con due tutor che hanno organizzato le visite guidate sulla base della ricca storia del quartiere costruita con i ragazzi in classe. OSCOM ha realizzato il progetto di formazione per la costruzione di testi  multimediali attraverso il virtuale, catturando immagini e testi con navigazioni a tema, dando indicazioni di selezione dei siti; attraverso il reale, con visite alla Street art e al metrò dell’arte, precedute da lezioni e seminari sui temi, per prepararli alla visita (tutor Molino) e esercitato la competenza informatica (tutor Muscariello). È bene insistere didatticamente sulla separazione del reale-virtuale per combattere l’identificazione dei due campi, largamente operante nel quotidiano, fonte di confusioni che danneggiano l’approfondimento.

Il prodotto finale comprenderà oltre al resoconto la narrazione in immagini del laboratorio OPERAZIONE REPORTER 2016.

Seguono qui le relazioni dei due tutor OSCOM.

 

TUTOR dr. VIVIANA MOLINO

Il progetto Operazione Reporter nasce dall’esigenza di dare una risposta concreta al problema della dispersione scolastica, disagio riscontrato anche nel contesto dell’IC Campo del Moricino. L’istituto si situa nei dintorni di piazza Mercato, occupa le vie create dai lavori stradali che hanno trasformato il Castello del Carmine in una serie di macerie. Socialmente, il pubblico si compone anche di famiglie disagiate economicamente, con problemi di attività legate al lavoro nero se non al malaffare; alta la percentuale degli immigrati, con problemi di multi-etnie. La scuola e il suo Dirigente hanno affrontato tutto ciò con programmazioni che privilegiano la formazione estetica. Ciononostante, il disagio familiare genera quello scolastico, condizionando negativamente lo svolgimento delle normali attività scolastiche, extrascolastiche, relazionali e dell’apprendimento. Le cause possono essere ricondotte sia a fattori di carattere organico che a fattori di carattere culturale, connessi a svantaggi derivanti dall’ambiente socio-familiare di provenienza, su cui la scuola non ha potere di intervenire.

Il progetto mira al coinvolgimento attivo degli studenti (e in progetto delle famiglie, sui risultati dell’operazione) attraverso l’uso della comunicazione giornalistica, strumento volto a rafforzare il legame con il territorio generando così una più ampia consapevolezza di sé e del luogo in cui vivono. In questo senso OSCOM opera in sinergia con le docenti dell’istituto e con l’associazione SMARTLeT.

Nell’ottica di focalizzare l’attenzione sulla comunicazione giornalistica, si punta alla riqualificazione culturale del territorio: OSCOM ha proposto il percorso sottoelencato, di studio e poi di esplorazione fisica dell’arte pubblica a Napoli, in particolare nel quartiere Mercato-Pendino in cui vive la maggior parte degli alunni, SMARTLeT con la ricostruzione storica, i docenti con l’autorità istituzionale e la cura di collegare il laboratorio di scrittura all’apprendimento.  L’obiettivo è di produrre, attraverso un’esperienza estetica, la scoperta e il racconto del quotidiano, esposto in un testo composto da parole e immagini, ad opera dei ragazzi. Strumento centrale di lavoro è il web, attraverso il quale gli studenti faranno esperienza di ricerca, prestando attenzione alle fonti cui attingono, e di scrittura attraverso il racconto.

In una prima fase del progetto, si prevede di trattare in aula tematiche legate ai mass media, alla loro storia e quindi diffusione, e di proporre riflessioni sul loro uso/abuso. L’obiettivo è quello di arrivare a definire, per linee generali, quelli che sono gli strumenti e, quindi, anche gli scopi di una redazione giornalistica. I ragazzi saranno coinvolti in un’esperienza pratica di scrittura sul web attraverso la redazione di articoli per un blog creato ad hoc.

Si approfondiscono in aula i due macro temi principali: la street art e l’arte del metrò napoletano attraverso ricerche on line di immagini e testi. A questo si unirà un percorso di visita articolato tra stazioni della Metropolitana dell’Arte e luoghi della Street Art nel quartiere Mercato-Pendino.
Si conclude il lavoro con la comune decodifica dell’esperienza: attraverso l’elaborazione di articoli e l’organizzazione del materiale prodotto (video, foto…) in un testo multimediale.

PROGETTO: Napoli è arte, dalla metropolitana alla street art.

  1. Introduzione generale sulla steer art: cos’è e dove nasce. Basquiat e Haring.
  2. La street art a Napoli: esponenti napoletani e artisti stranieri.
  3. Murales a Napoli: San Gennaro di Jorit Agoch Forcella, La Madonna con la pistola di Banksy piazza Gerolomini, Cyop&Caf nei quartieri Spagnoli, Partenope Francisco Bosoletti Materdei,Tutt’egual song’ e creatur Jorit Agoch Ponticelli.
  4. La grande arte pubblica, Metrò dell’arte: analisi delle stazioni di Garibaldi, Università, Toledo e Dante.
  5. Percorso di visita: si prevede infine alla scoperta di alcuni dei luoghi esplorati in aula per documentare attraverso la raccolta di foto, video e parole.
  • La prima tappa è alla scoperta della street art con il murales di Jorit Agoch San Gennaro in via Duomo e successivamente a piazza Gerolomini dove si torva la Madonna con la pistola di Banksy .
  • La seconda tappa prevede la visita alla stazione della metropolitana di Università (Karim Rashid 2011) e contestualmente la scoperta delle opere presenti nella stazione.
  • L’ultima tappa è alla stazione della metro di Piazza Garibaldi (Dominique Perrault 2013) dove ci si focalizzerà, oltre che sul livello architettonico, anche sulle opere di Michelangelo Pistoletto.
  1. L’attività si conclude in aula con la raccolta e la riorganizzazione di tutto il materiale prodotto con gli elementi presi dalle navigazioni in aula, dai percorsi di visita-FOTO, per la produzione di un documento multimediale testimone dell’esperienza fatta.

DIARIO DI BORDO:

Conclusasi la prima fase d’aula riguardante lo studio dei media e un primo approccio di scrittura sul web attraverso il blog (http://operazione-reporter.webnode.it/), abbiamo iniziato ad approfondire le due tematiche centrali di riferimento, Street Art e Metro dell’Arte. Unitamente al lavoro d’aula, insieme ai docenti dell’Istituto e all’associazione SMARTLeT, si sono fatti sperimentare ai ragazzi l’esperienza dei reporter nei luoghi esplorati in aula. Successivamente si è andati alla visita del loro quartiere, soffermandosi nei luoghi di interesse storico approfonditi nell’ambito del progetto dalle docenti e dalle tutor di SMARTLeT; nei luoghi di Arte Pubblica proposti da OSCOM. In quest’occasione i ragazzi, diretti dal tutor tecnico dell’Istituto Demetrio Martucci, autore del video, hanno realizzato interviste a persone del luogo e a turisti. L’esperienza è documentata nel video girato in strada e a scuola; la colonna sonora è una canzone rap scritta e cantata dai ragazzi stessi, presentato ad aprile nella riunione pubblica organizzata dalle scuole e dall’Assessorato già in aprile. La risposta degli studenti al tipo di lavoro proposto e alle tematiche trattate è stata positiva, date le premesse delle criticità dei loro punti di partenza: basta guardare il video in rete, in OSCOM e nel Sito dell’IC.

L’uso del web è risultato di grande importanza, nonostante il fatto che i ragazzi dell’IC ne siano già fruitori abituali. Il corso ha fornito contenuti alle loro abilità nonché strumenti perfezionati di navigazione. Hanno imparato cos’è un blog e come lo si usi, scrivendo periodicamente articoli riguardanti le attività proposte. Hanno imparato ad allegare agli articoli documenti multimediale (video, foto) cercati sul web prestando attenzione alle fonti. Inoltre l’approfondimento compiuto nell’educazione all’immagine, a scuola e nelle visite, ha permesso loro di sperimentare la propria creatività e di affinare la sensibilità verso problemi estetici relativi agli aspetti paesaggistici e del patrimonio artistico del loro quartiere.

Il 21 aprile il progetto è stato presentato nell’ambito della manifestazione “La scuola del NOI” organizzata dal Comune di Napoli in collaborazione con le scuole: Convitto V.Emanuele II; I.C. Levi-Alpi; I.C. 48° M.C. Russo; I.C. Nevio; I.C. Bonghi; I.C. Rodari Moscati; S.S. 1° gr. D’ Ovidio-Nicolardi; I.C. Campo del Moricino; I.C. Marotta; I.C. Volino Croce; I.C.Tasso; 33° C.D. Risorgimento.
All’evento, a cui erano presenti l’assessore Scuola e Istruzione del Comune di Napoli Annamaria Palmieri e il Direttore Usr Campania Luisa Franzese, è intervenuto anche il sindaco Luigi De Magistris al quale due degli studenti che hanno preso parte al progetto hanno fatto un’intervista sulla scia dell’esperienza dei reporter vissuta nelle settimane precedenti.

 

TUTOR dr. FERDINANDO MUSCARIELLO

Analisi del questionario TV

Dati rilevati dalla somministrazione di Questionari 1 tv e 2 videogames

Somministrazione sperimentale del questionario su 30 ragazzi

 

QUESTIONARIO TV

Quale canale tv vedi preferibilmente?

RealTime                                21%

RaiGulp                                  11%

Cielo                           11%

Che tipo di programma preferisci?

Film                            29%

Talent                         16%

Serie televisive                       13%

Game show                13%

Reality                                    13%

Guardi la tv con…

Solo                             41%

Con la famiglia                      35%

Parli di televisione con…

Amici                          46%

Con i genitori             40%

Quando fanno la pubblicità…

Faccio altro                50%

Cambio canale                       31%

La guardo                   19%

Su tutto preferisci…

Guardare la TV                      92%

Giocare                                  8%

Leggere                                  0%

Ti hanno mai detto di non guardare un programma?

Mai                             58%

Spesso                                    25%

Poco                            17%

 

 

QUESTIONARIO VIDEOGAMES

Usi i videogiochi?

Si                                            83%.

No                                           17%

Giochi più spesso…

A casa                                     33%

In sala giochi                          21%

Da amici                                 17%

Cosa usi per giocare?

La Xbox One 360                    39%

Playstation 4                          31%

Playstation – altri modelli      15%

Tablet e Computer                 15%

Quante ore al giorno giochi?

Una                                         37%

Due                                         27%

Dopo quanto tempo cambi gioco?

Dieci minuti                           27%

Un’ora                                    27%

Non cambio                            27%

Ti soddisfa il tempo in cui giochi con i videogames?

Sì                                            75%

Giocherei di più                     8%.

Con chi giochi?

Da solo                                   31%

Gli amici della stessa età       25%

Sfidanti online                        25%

Quando giochi ti senti…

Contento                                40%

Nervoso                                  40%

Forte                                       20%

Dopo aver giocato sei…

Contento                                50%

Nervoso                                  25%

Forte                                       17%

Perché ti piace un gioco?

Per l’azione                            38%

Per la grafica                         24%

Perché è di Calcio, FIFA, PES 24%

Per la velocità                        14%

Da chi hai saputo il nome del tuo gioco preferito?

Store online                            43%

Amici                                      22%

Pubblicità                               21%

A cosa rinunceresti per giocare?

A niente                                  50%

Al gioco con gli amici            17%

A una gita in famiglia            17%.

Quando giochi assomigli a …

Me stesso                               42%

Al personaggio del gioco       33%

A un supereroe                      25%

 

 

LETTURA DEI DATI RILEVATI

GILY REDA

 

OCCORRE PRECISARE che i ragazzi fanno parte di due gruppi di corsi dedicati a soggetti privilegiati dell’abbandono scolastico, per lo più iperattivi, coinvolti nel corso Reporter ed in uno di formazione estetica (OZANAM); che la loro età corrisponde a quella dei primi due anni della secondaria inferiore; che la rilevazione è on line, e così garantisce un conto automatico delle preferenze anche su grandi numeri. La prova è la messa a punto di uno strumento che è possibile migliorare grazie alla lettura dei dati, paragonati ad altri di dieci anni precedenti rilevati nei quartieri periferici di Napoli, da cui risultano con maggiore chiarezza alcune tendenze prevalenti. Questionario 1:

  1. Il consumo di televisione risulta molto più accentuato in relazione alla età dei ragazzi, certo in ragione dei programmi, molto più differenziati e molto più vicini ai loro interessi di prima: come si nota dai campioni delle preferenze, una volta i cartoni animati con largo margine; oggi nonostante la preferenza per RaiGulp i cartoni non risultano tra i preferiti. Questi sono invece i programmi destinati ad adulti, la percentuale dei racconti (film e serie) riassorbe l’interesse narrativo; per il resto gradiscono gare e reality dove l’interesse è dato dalla chat che si realizza intorno ad esse. Il cambiamento della televisione spiega in larga parte queste differenze, ma l’audience perciò va indagata sul senso di queste preferenze: la televisione è comunque un ascolto passivo (meno nelle gare e chat) ed è esplicita la preferenza di questi giovanissimi per la televisione (92%); anche la domanda sul comportamento verso la pubblicità (dieci anni fa tutti cambiavano) dimostra o la perdita di gestione del telecomando (pur trattandosi di soggetti iperattivi), o l’intensificarsi del multitasking (durante la pubblicità mette mano ai compiti).
  2. Il rapporto con le famiglie risulta più forte soprattutto nel parlare insieme di televisione, anche prima in questi quartieri non ci sono molti divieti al consumo di televisione, aumentato comunque anche perché più spesso di prima hanno la possibilità di guardare la televisione da soli. Entrambe le differenze trovano sicuramente la loro ragione nell’essere oggi condivise le scelte sui programmi, per cui la visione in famiglia non è un obbligo. Anche questo può essere approfondito aumentando e specificando le domande.

 

Per quel che riguarda il Questionario 2, va notata la padronanza acquisita nel mondo virtuale, segnalata nel saper giocare on line con giocatori sconosciuti e nel trovare la pubblicità dei giochi direttamente nel web: certo vanno considerate in queste padronanze l’offerta, che si è fatta audace e semplice da soddisfare.

  1. La familiarità è certo dovuta alla maggiore disponibilità dei giochi, tanto che per lo più si gioca a casa con console ben determinate, che ricordano bene, e acquistate allo scopo: nessuno mette in conto il telefono, nonostante tanti giochino al telefono anche in pubblico; questo è certo dovuto all’età, che dà pochi tempi morti di attesa. La percentuale di chi non gioca (17%, lo stesso che gioca da amici) spiega il basso ma consistente numero di chi vorrebbe giocare di più: non ha console di gioco personali.
  2. Alquanto inattendibile la risposta sul tempo di gioco (una o due ore), visto il quadro generale – in genere è un dato su cui tutti bluffano. Potrebbe essere stato il videogioco surclassato da questa televisione? È bene inserire una domanda specifica. La soddisfazione piena dell’oggi, diversa da quella di ieri, si conferma dalla preferenza attribuita al virtuale sul reale quando si risponde che si rinuncerebbe ad un gioco o ad una gita per il videogioco.
  3. Sono sempre pochi quelli che non si immergono nel videogioco e continuano a sentirsi se stessi nel gioco: per lo più si assomigliano ad un supereroe o comunque al protagonista del gioco. Percepiscono chiaramente il nervosismo della gara, la loro soddisfazione aumenta quando finiscono il gioco, che però non li gratifica. Infatti a pochi viene in mente la definizione ‘forte’, come invece dovrebbe sentirsi (nella genericità in cui viene usato il termine, anche come interiezione) che invece risulta da una vittoria in altri campi. Occorrerebbe capire con una nuova domanda se questo accade perché il videogioco risulta sempre un successo a metà, oppure un successo non condiviso, oppure se non lo si avverte come una vera e propria competizione in cui si è guadagnata una vittoria.

La lettura dei dati consente di migliorare il questionario prima di estendere la rilevazione ad un campione più ampio, grazie alla prima valutazione dei cambiamenti in corso. Occorre aggiungere una domanda sui giochi preferiti, il nome, il genere – in classe si analizzano le categorie dei giochi al fine di reindirizzare se possibile le preferenze. Si noti che i giochi preferiti tutti puntano sulla competizione e sulla velocità (sono tutti maschi iperattivi i soggetti testati). Il che attenua l’affermazione di non preferire un gioco per la velocità: nelle competizioni sportive e di avventura è la prima delle virtù da mettere a punto, si pensi alle corse in auto.

Per la televisione, sembra evidente la necessità che la scuola apra alla media education, tentando di coinvolgere le famiglie, evidentemente prese nella stessa rete dei ragazzi, con cui ormai condividono i gusti. L’offerta televisiva ha diminuito la qualità dei testi formando la sua audience, il mondo delle serie incatena ad un più ampio consumo di televisione – la percentuale “0” dedicata alla lettura non è mai stata rilevata (il campione però è particolare), se non altro per via di pudica menzogna: ciò mostra l’arroganza e lo sprezzo che si attesta ovunque. Cultura, autorevolezza, ragionare, non sono le caratteristiche del mondo di Twitter e di Chat che sono l’odierno quotidiano, la TV si è adeguata al linguaggio corrente e pare abbia ripreso il governo dell’audience, indicano questi dati, per quanto limitati.

Parlando chiaro: la tv ha i fini dei poteri commerciali, economici, politici che le governano, non da professori che si sentono responsabili delle future generazioni. Tende ad educare ai gusti più comodi a questi poteri, eccede in pubblicità e propaganda; il pensare da sé, il ragionare narrativo e logico è combattuto nei dibattiti ma anche nelle trame delle serie. I soggetti sono per lo più gialli, crimini, trame amorose; gli intellettuali sono tutti psicologi molto noiosi, se non sono a latere di intrecci di grande sapienza televisiva, come fu il caso de I Soprano.  Non è facile costruire narrazioni alternative e non è compito di un professore: che però può ragionare di televisione, nella sicurezza di educare l’allievo al suo mondo – con una didattica dei media, al momento già robusta. Inoltre, trovare nell’ambito delle materie soggetti più interessanti di queste trame non è difficile. Ormai occorrono didattiche speciali ormai anche per i normodotati non soggetti a disagio – si può ormai parlare di un ‘disagio normale’, di cui il professore è il giusto coach, se sa accompagnare nelle discipline.

GF FORMAZIONE Gily Molino Muscariello Operazione Reporter 2016

Esasperatismo: Giuliani torna sull’ “atto”

di Clementina Gily
Adolfo Giuliani
Adolfo Giuliani

Costruire la comunità degli astanti: questo è il senso della social art, se così si può definire quella direzione dell’arte che vive l’istante pubblico delle performance, dei vernissage, delle Gallerie d’arte – ma non solo. Chi ama l’arte s’è sempre riunito in luoghi comuni, prima le mostre per acquirenti mecenati, poi i musei e le collezioni private… ma se non è una frase nuova che l’uomo è un animale sociale, c’è sempre chi lo dice come se lo scoprisse ora, perché spesso ce lo si dimentica; e perché bisogna fare attenzione a qualcosa che si sta perdendo: in realtà è un nuovo evento. La social art rivendica rammemora e raccomanda di costituire e rinforzare la comunità del Gusto.

L’estetica lo definì, oggi è all’ Indice.

Parlando di esasperatismo infatti, m’è sempre capitato di ragionare sulla strana vicenda delle occasioni d’arte odierne, in cui non si parla di opere ma di tutto il resto, ci si distrae quanto possibile. Il pubblico, il critico – astante, l’artista, sono parte-di-un-party, l’evento d’arte. Ed è così naturale il passaggio dal virtuale al reale e viceversa, che ciò non è scandalo; si vive nell’istante lo scambio di ruoli tra artista e critico, astante e compratore. Quest’ultimo il più raro e ricercato. Una mise, una celebrità: è il successo di un vernissage.

E quindi si va a pensare a quanto acutamente dettò nei suoi diari Andy Warhol (che come i re di Francia dettava i suoi memorabilia), meno nominati di tutto il resto; i “Diari di Andy Warhol” scritti da Pat Hackett sono leggibili come una chat line – una lettura mortale se si cerca un senso; come quei grandi maestri di cattedrali, che i più leggono in pezzi e citano di continuo – perché non capiscono che si capisce. Ma c’è un perché nel paradosso, perché alla memoria in realtà si affidano solo i pezzi che costituiscono immagine – ciò non giustifica certo il Reader’s Digest, ognuno deve cogliere da solo i brani importanti. Come appunto nei party, come nelle cattedrali, non c’è lettura continua dell’evento/avvento, sono luoghi di incontro e riflessione.

E tali sono i diari di Warhol, che come Joyce scrive il quotidiano, ma non si fa prendere dai giochi linguistici. L’autore è artista visuale che viene dalla pubblicità e dai media, dal mondo iniziato con la foto: perciò conta tanto la Polaroid. L’amica che lavora alla Factory scrive l’interminabile chat, di gossip, chiacchiere, osservazioni d’arte del party, e poi storia e sentimenti. Una genialità che anticipa il tempo tecnico della nascita degli usi contemporanei sei social network.

Nelle relazioni sociali più futili, si nasconde l’uomo quotidiano, l’uomo intero, con tutte le sue volgarità e le sue eccellenze. Dal gossip nasce la confidenza, e quindi l’amicizia – perché verso gli Altri si può avere relazione, stima, rispetto: ma l’amicizia è presenza. Continuità di notizie, normale alternarsi di abitudini, banalità e umori: e anche, poi, a volte, profondità, verità e bellezza. Avvolge tutto di empatia e diversità in un solo individuale sentimento.

L’esasperatismo ha creato una nuova parola dell’italiano – un risultato eccellente, un’immagine densa che tutti intendono. Ma ha creato il movimento, la vita di un gruppo sopravvissuto tre lustri felicemente: oggi celebra l’attuale sedicesimo. Un traguardo ineguagliato dalle celeberrime avanguardie storiche – perché il trait d’union non è l’artista, la direzione comune, sempre sormontate dall’inevitabile originalità e litigiosità; l’unione è una social art, una ribellione comune contro la morte dell’illustre e compianto Gusto – partito verso la naftalina, ma per eccesso rivoluzionario; è solo una delle tante vittime del 900.

Così nacque il Movimento, racconta Giuliani nel nuovo libro uscito da Pironti e presentato il 27 marzo 2016 nella prestigiosa sede di Palazzo Ruffo di Bagnara. S’incontrarono artisti amici, sfiduciati dalla mancanza del gusto in chi guida le istituzioni; si rende difficile la vita dell’arte, si profitta dell’incertezza del tempo del non-gusto per favorire gli amici e i paradossi. Costituirono un versante artistico di opposizione permanente – esasperatismo – che non poteva farsi politica e partiti senza negarsi. Ma nessuno ha perciò pensato, come si doveva, a riaprire, se è il caso, la problematica dibattutissima nel ‘700, risolta da Hume e soprattutto Kant – che a parere di chi scrive resta valida. È evidente che la loro soluzione non funziona più allo stesso modo, ogni epoca ridefinisce il bello: ma già allora la chiave non era solo l’armonia, il bello – perché in realtà il sublime lo delimita e il loro rapporto si articola dando risultati ancora oggi capaci di sostenere giudizi estetici e d’arte, conoscitivi cioè e valutativi: ma qua già siamo nella filosofia e quindi territorio vietato. Almeno in questo contesto.

Si parla male del Gusto, ma senza non c’è àncora per il giudizio. E dov’è il Gusto? Nella Gente, avrebbe detto Tina Pica echeggiando in breve il senso della risposta: in un pubblico interessato e senziente, ciacolante, persino fastidioso – che vuole giudicare ad ogni costo. Così nasce il giudizio universale, così nasce la lettera scarlatta, il senso comune è la guida che fa da norma al vivere nella sua polarità di sensatezza ed eccesso. Perciò l’arte sociale sa di dover prima di tutto essere e costituire un pubblico capace di critica e di critica di sé; il Movimento Esasperatista nella social art che muove alla riconquista del Gusto mostra il pregio dell’amicizia: perché la relazione Duale non si limita a chiacchiere ed eventi, chat, legami internazionali, web… cerca quell’assoluta libertà di adesione dell’artista che si concretizza nel dialogo/gusto/amicizia intorno a un quadro creato nel silenzio del fare, pensando a chi lo guarderà.

La social art che è l’Opera Prima di Adolfo Giuliani, oltre alle sue creazioni d’arte, il Movimento, bene si esprime nel simbolo, Il Bidone – un simbolo deve far pensare, si presenta come rifiuto, è un athanor, la magia da interpretare sminuzzando e rimescolando, raccomandava l’alchimia. Si fabbrica così l’oro, la creazione, il nuovo, nell’arte e in ogni sapere. Raccogliendo uomini di buona volontà intorno alla misura di un’Opera, si costruisce la comunità del Gusto, l’exemplum.

La considerazione dell’impossibile vittoria congiunta alla necessità di continuare a sperare e ad agire per la speranza, implicita nell’esasperatismo, rivela il messianismo, l’impossibile attesa. Scrisse Adolfo Giuliani la regola di mirare al fine nel pregio di un’attesa operosa, ieri il riferimento al simbolo comune, oggi la misura del quadro. Simboli non esoterici, ma misteriosi, per suscitare domande che siano limite al narcisismo; l’artefatto dice l’identità, legata ad altre nella presenza fa come in un quadro, dove gli elementi non chiedono sintesi ma crasi; alberi, colori e linee denotano scelte, è una presenza bene articolata e cosciente. L’esasperatismo esalta, tra le social art, come l’unità nasca da elementi diversi che si definiscano bene nell’autocoscienza del sé, libero da costrizioni. Capace di comunicare la propria ottica.

Il bidone sbeffeggia il mercato, critico che è artista, gallerista e pubblico… è insofferente del misconoscimento che la mancata competenza genera, facendo cadere non chi lo merita ma chi non si conforma – è il segno di una caduta urtante, ma necessaria al risorgere. Contro chi si mostra abile nelle relazioni utili, contrappone l’anticonformismo del bidone, la relazione amicale.

Bellezza è la parola dell’arte, anche se il 900 non ha saputo condensarla in scuole ed estetiche riconosciute – ce ne sono tante e troppe, in polemica con tutti per la conquista dei mercati. Il ‘bello’ in realtà oggi è spesso brutto e difforme, è il graffio elementare e l’astuzia materica… la social art afferma il ‘bello’ nella mutua comprensione. Il gusto è scegliere, cose, film, vestiti, relazioni sociali, ambienti… quando a scegliere è l’amicizia sincera, il riconoscimento diventa compiacimento, quel piacere dell’arte teorizzato da Kant. Il bidone ha mille sfumature che i tanti artisti hanno disegnato a loro modo nei 16 anni di attività.

 

Ma questo libro di Pironti li celebra con la novità di concentrarsi su Giuliani, esplicitando quanto appena detto. Da un lato colleziona manifesti, introduzioni, foto, spunti di critica sociale, interventi pubblici; nella quarta di copertina la definizione dell’esasperatismo della Treccani. Da tutto ciò, una scelta attenta, viene l’immagine in parole del Movimento; che è la speranza di un mondo che sappia dominare il male, definito nell’inquinamento e nella guerra che ormai accompagna il terzo millennio. Ed è appunto questa memoria a riportare la memoria personale, in questo uomo integrale che è alla base di tutti i discorsi: e Giuliani ritorna a quell’altra guerra, in cui lui stesso fu adolescente e vittima degli eventi. Sgorga naturalmente da ciò la narrazione e la poesia –dice Giuliani, io vivo l’esasperatismo come l’esasperatismo vive in me – vita personale e quotidiana è identità completa e complessa. Il racconto dei bombardamenti di Napoli, una pagina troppo dimenticata della storia cittadina, che fece ancora una volta Napoli vittima, di Alleati e di Tedeschi, di tutti stranieri che sono come sempre i padroni della città. Napoli amò i Borboni perché sperava molto da loro, vedendoli finalmente conterranei.

Munasteri‘e Santa Chiara ricorda quei giorni in cui gli scugnizzi correvano di corsa nel sottosuolo, u rifugio naturale contro gli oppressori, l’acquedotto greco che oggi si offre ai turisti come “Napoli sotterranea”. Aspettavano che passasse la buriana, protetti una volta di più dal solo San Gennaro, il patrono che dal ‘500 non è né del Re né del Papa, ma solo dei napoletani; che forse dovrebbero stare più attenti a chi firma i patti col Santo, visti i costanti risultati di invasione e furto. Ma chi sa sperare sa che San Gennaro prima o poi riparerà ai torti, se ci sono stati e se ci sono: è l’attesa, è il messianismo, per chiamarla col vero nome, è la salvezza nostra. La speranza Totò diceva essere il grande vero e costante guadagno di chi gioca al Lotto: tranne Domenica, giorno peraltro della Messa e della Festa, già da lunedì il giocatore torna a sperare. Basta questa luce modesta per accompagnare con un sorriso le prove della settimana e compiere ancora una volta il miracolo: sopravvivere. Perché anche questa è capacità eroica, suicidarsi non è bello nemmeno quando indica spirito di sacrificio: non è umano, non è rispetto di Dio, il corpo è un dono.

Fosse anche solo per il sole, per il napoletano la vita vale la pena di essere vissuta. Una frase così banale non può dirsi bene che in poesia: difatti, di poesie trabocca la metà del libro: celebrando la speranza ch’è nel bidone, che si vuole nascondere per understatement, ma che è la vera forza del Movimento. È nell’elogio allo scugnizzo, in quel fanciullo che Adolfo Giuliani afferma di sentirsi tuttora, il senso del domani che verrà.

Lo scugnizzo ha, come tutti quelli che perdono l’infanzia, il complesso di Pollicino, che forse nessuno ha teorizzato: sa di non poter contare su nessuno. Ed anche questa è una ricchezza, quella stessa del bidone, che raccoglie in sé il silenzio dell’hortus conclusus per immaginare che fare, con quale astuzia si può salvare – inutile piangere e pretendere. Sa che non c’è pietà: ma il cuore sa essere astuto solo perché spera, sa che in qualche luogo – elsewhere perhaps – si trova amore. E forse anche così la possibilità di smettere di essere giardiniere: e diventare viaggiatore e narrare le sue storie a chi vorrà ascoltare.

GF arte Gily Esasperatismo Giuliani torna sull’ “atto”