Categoria: Europe Direct : EPE Wolf

Il Parlamento per un’Europa più competitiva

di Roberta Capuano

Sin dall’ormai lontano 2009, il Parlamento europeo si è dato da fare per sostenere i cittadini maggiormente lesi dalla recessione economica e finanziaria; in particolare, gli imprenditori e le loro aziende rappresentano la categoria più pesantemente colpita dalla crisi economica che, unitamente alla competizione globale, ha indotto un cospicuo numero di imprese alla chiusura, con la drammatica conseguenza del licenziamento di moltissimi lavoratori.

L’impegno assunto dal Parlamento europeo si è manifestato soprattutto nella richiesta della previsione di un importo sufficiente in ciascun bilancio annuale dell’Unione mirato al sostegno alle regioni più povere, ai giovani disoccupati e ai lavoratori licenziati e agli investimenti per le piccole e medie imprese, da utilizzare nella ricerca e nelle infrastrutture e nel programma di scambio culturale Erasmus plus.

Ricorrendo al bilancio dell’Unione europea durante l’ultima legislatura, il Parlamento ha mostrato particolare attenzione verso il sostegno alle aziende e al loro personale, adottando alcune misure volte a garantire un margine competitivo alle imprese europee sullo scenario dei mercati internazionali e a promuovere l’incremento dei posti di lavoro con l’intento di risollevare i disastrosi livelli di occupazione soprattutto giovanile.

Il Parlamento, nell’ambito della negoziazione sul bilancio quadro dell’UE fino al 2020, si è fatto garante della protezione degli investimenti nella crescita e nell’occupazione impegnandosi particolarmente acciocché i fondi previsti (960 miliardi di euro) vengano utilizzati nelle aree con maggiori necessità e criticità.

Il Parlamento ha inoltre ribadito l’importanza di assicurare flessibilità del quadro di bilancio in caso di imprevisti, in modo da non immobilizzare il denaro in attività non necessarie ma piuttosto valutare l’opportunità di spostarlo dove occorre; altro punto su cui ha insistito è il pagamento in tempi brevi dei debiti UE.

Le azioni concrete effettuate dal Parlamento toccano diversi punti: la protezione dei brevetti attraverso maggiori aiuti; la riduzione dei limiti temporali in tutta l’UE per la contrazione dei ritardi nei pagamenti delle fatture alle imprese; la riforma della la gestione degli appalti pubblici allo scopo di ottenere una spesa più innovativa, ecologica ed equa; la modernizzazione dei servizi di trasporto. L’impegno del Parlamento è strettamente congiunto con quello di ciascun governo degli Stati membri.

Altre azioni dirette ai giovani e ai lavoratori licenziati prevedono attività di formazione; sostegno all’innovazione, di processo, di prodotto e di organizzazione, delle PMI; distribuzione della connessione Internet nelle regioni remote; promozione della ricerca internazionale.

Una consistente parte del bilancio dell’UE prevede investimenti in progetti a sostegno dello sviluppo regionale soprattutto nelle zone economicamente più instabili. Per ottimizzare l’efficienza di tali aiuti, il Parlamento ha sostenuto un’iniziativa per sistemi temporanei tesi a velocizzare i finanziamenti e di conseguenza la ripresa.

Inoltre, nei dibattiti con la Commissione europea, i deputati eserciteranno il loro diritto di controllo su ogni decisione concernente la sospensione dei fondi, assicurando che qualsiasi sospensione dei finanziamenti terrà conto delle circostanze sociali ed economiche nello Stato membro interessato.

Per il periodo 2014-2020 sono stati adottati una serie di programmi finalizzati alla promozione della ricerca, delle piccole imprese e dell’innovazione: il Parlamento ritiene prioritaria la definizione di regole più semplici e ha spinto ad aumentare i finanziamenti per i due programmi principali, Orizzonte 2020 per la ricerca e l’innovazione e COSME  per la competitività delle imprese e delle PMI, nei primi anni del bilancio 2014-2020.

Flessibilità e innovazione sono i termini cardine: altre misure volte ad aiutare le imprese includono un accesso più valido ai dati pubblici, una proposta di legge che consenta l’uso delle firme elettroniche in tutta l’Unione e la possibilità per le autorità di creare “partenariati per l’innovazione” nell’ambito di gare d’appalto pubbliche, una più ampia libertà per gli imprenditori di perseguire soluzioni innovative.

Flessibilità vuol dire promuovere una serie di leggi volte a semplificare la vita delle imprese in Europa dal punto di vista normativo. I legislatori europei cercano di ridimensionare la burocrazia e di impedire che nuove leggi creino nuovi ed ulteriori passaggi; ciò vuol dire mantenere la giusta via di mezzo tra una maggiore tutela e una minore regolamentazione.

Grazie all’impegno del Parlamento, è stato adottato un nuovo brevetto unitario europeo entrato in vigore il 30 gennaio di quest’anno: il nuovo sistema dovrebbe garantire la protezione del brevetto nell’Unione che taglierà i costi del brevetto dell’80% rispetto alla richiesta di brevetto di ogni singolo Paese, rendendolo competitivo nei confronti di USA e Giappone. Qualsiasi inventore potrà richiedere un brevetto unitario all’Ufficio europeo dei brevetti.

Nei negoziati con i governi, il Parlamento ha assicurato, per le piccole imprese, il rimborso dei costi di traduzione e la riduzione delle tasse di rinnovo.

Con l’allargamento dei criteri di selezione, le autorità pubbliche potranno scegliere soluzioni più innovative e opportune grazie alla revisione del sistema di appalti pubblici che può rendere più responsabile la spesa pubblica e garantire il miglior utilizzo dei soldi.

Sono state adottate delle norme finalizzate a promuovere la creazione di infrastrutture più moderne, migliorare l’efficienza e la convenienza dei mezzi di trasporto e ottimizzare l’affidabilità delle telecomunicazioni; i deputati si sono particolarmente soffermati sulla semplificazione dei processi sia per i passeggeri sia per le società impegnate nel commercio transfrontaliero in beni e servizi. Questione importante è quella relativa all’impegno per garantire l’efficienza degli investimenti infrastrutturali cofinanziati dall’UE per completare le reti transeuropee.

La richiesta più rilevante avanzata dal Parlamento europeo, durante i negoziati con gli Stati membri, è stata quella relativa al miglioramento della nuova legislazione allo scopo di inserire il trasporto ferroviario dell’Unione sul mercato ed aprirlo alla concorrenza. Pertanto, tutti gli operatori del settore ferroviario dovranno avere un accesso equo alle reti ferroviarie e a servizi in stazione. I deputati hanno continuato a lavorare per migliorare i servizi ferroviari passeggeri. 
Anche nell’ambito dei trasporti su strada, i parlamentari hanno promosso una più equa competizione nel mercato attraverso l’adozione di norme minime per la sicurezza e il riposo dei conducenti che possano essere seguite da tutte le imprese di trasporto.

Ulteriori misure includono le norme per un miglior utilizzo degli slot per decolli e atterraggi negli aeroporti più trafficati e per l’incremento del numero di società per la fornitura di servizi di manutenzione, rifornimento e gestione dei bagagli presso i grandi aeroporti al fine di migliorare e velocizzare i servizi; infine i diritti dei passeggeri.

 Nel campo delle telecomunicazioni sono state approvate nuove norme che garantiscono informazioni più affidabili sulle tariffe e sui servizi di telecomunicazione, la possibilità per gli utenti di cambiare operatore telefonico in modo più semplice mantenendo lo stesso numero e che esistano strumenti per bloccare lo spam e gli attacchi informatici.

I deputati stanno anche insistendo sull’abolizione entro il 2015 dei costi di roaming per l’utilizzo di telefoni cellulari su tutto il territorio europeo.

Migliorerà l’accesso allo spettro radio, ovvero il collegamento Internet a banda larga, la telefonia mobile, i sistemi di navigazione satellitare. È in programma inoltre l’elaborazione di norme per la creazione di un mercato unico nel settore delle telecomunicazioni.

A ciò si aggiunga l’impegno assunto dai deputati per garantire la possibilità di effettuare nel 2016 una revisione del bilancio 2014-2020 per coinvolgere nelle decisioni il prossimo Parlamento e la prossima Commissione, con l’idea di allineare il bilancio a lungo termine con la legislatura del Parlamento portando la durata da 7 a 5 anni.

L’Europa si trova oggi ad affrontare pesanti sfide, che offrono anche grandi opportunità: competitività e innovazione, e ancora energia, trasporti, ambiente, rappresentano i grandi impegni assunti dal Parlamento europeo per assicurare a ciascun cittadino europeo la possibilità di immaginare il proprio futuro.

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Pensare al futuro guardando l’esperienza passata: l’Italia e le elezioni europee sino al 2009

di Mariano Bonavolontà


Si sa che tra Epimeteo e Prometeo non sia mai scorso buon sangue. Tuttavia, per ipotizzare il futuro di Europa, per continuare sulla strada mitologica, è necessario guardare all’esperienza passata per prepararsi ai tempi prossimi nei quali il futuro e gli assetti dell’Unione saranno ancor più al centro degli interessi di tutti grazie all’appuntamento comunitario delle elezioni europee.

Interessanti spunti sul comportamento dell’Italia nell’ambito delle elezioni europee è desumibile dalla “Ricerca documentale sulle elezioni europee 2009”, pubblicato dal Parlamento europeo il 13 novembre 2012.

Si tratta di una ricerca documentale che è stata una delle principali basi per l’elaborazione della campagna di informazione per le elezioni del Parlamento europeo per il 2014.

Interessanti sono alcuni dati di stampo europeo, come il profilo che è tratteggiato dell’astensionista: i non votanti, secondo il documento, hanno deciso di non votare all’ultimo momento[1] e, dal profilo socio demografico europeo, il non votante medio è, almeno nelle indagini postelettorali del 2009, donna, prevalentemente giovane, ancora studente, senza occupazione, residente in grandi città, che non usa mai internet e che percepisce uno scarso senso di appartenenza all’Europa, al proprio paese e che ha un basso senso di cittadinanza europea.

Dal punto di vista dei trend, dove la forbice negativa delle elezioni ha aumentato il proprio divario, nelle dinamiche di evoluzione dei Paesi, l’Italia si trova in un gruppo particolare di quattro paesi (assieme a Lituania, Cipro, Grecia) nei quali è stata registrata una diminuzione dell’affluenza da sei a ventisette punti.

L’Italia, dunque, nel periodo 2004/2009, ha presentato una diminuzione di -6.67 p.p.[2] ma, tuttavia, rimane nei tre paesi nei quali l’affluenza di voto è più elevata (esclusion fatta per i paesi dove vige l’obbligo di voto)[3], assieme a Malta (che fa parte del gruppo di Paesi dove la diminuzione presentata è di 4 p.p.) e la Danimarca (un Paese che invece ha presentato un aumento).

L’Italia si conferma, dunque, un Paese complesso, scisso da fenomeni negativi come il calo del sentimento di cittadinanza europea (come dimostrato dall’Eurobarometro Standard 80) e voglia di maggiore integrazione[4].

L’Italia contribuirà al Parlamento europeo con 73 MPE da eleggere, una delle composizioni di seggi più elevate (pari al Regno Unito) e superata solo dalla Francia (74) e Germania (96) e, dunque, il sottofondo europeista che aleggia, traspare dalle indagini e sicuramente giocherà un ruolo strategico nell’ambito di queste future elezioni.

 



[1] Ricerca documentale sulle elezioni europee 2009, Parlamento europeo, Bruxelles 2012, pag. 8

[2] Ivi, pag. 2

[3] Ivi, pag. 3

[4] Cfr. Mariano Bonavolontà, “Comunicazione: fiducia oltre il disincanto” in Newsletter Tematica Europe Direct LUPT https://www.clementinagily.it/wolfonline/attachments/article/381/newsletter_febbraio_2014.pdf

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