Categoria: Lavoro

The Programme for Employment and Social Innovation (EaSI) nella strategia “Europa 2020”

di  Loreta Ferravante

Il Programme for Employment and Social Innovation (EaSI) rientra nella nuova strategia globale della Unione Europea per la crescita economica: “Europa 2020”. L’Europa in questo momento è “chiamata” ad affrontare complesse sfide economiche e sociali scaturenti dalla maggiore concorrenza globale, dal dinamico progresso tecnologico, dalle tendenze demografiche e dai cambiamenti climatici. La crisi economica e finanziaria che stanno vivendo la maggior parte degli stati UE ha complicato ulteriormente la già delicata situazione. Sul fronte della politica occupazionale e sociale, al momento, i Governi europei si trovano risolvere complessi problemi in merito all’elevato tasso di disoccupazione, a un mercato del lavoro sempre più frammentato e a un numero cospicuo di persone che vivono al di sotto della soglia di povertà e in condizioni di esclusione sociale. Inoltre, l’invecchiamento della popolazione, la povertà e l’esclusione sociale, necessitano di adeguate riforme governative in termini di efficaci strumenti di welfare e innovazioni del mercato del lavoro. È  sulla consapevolezza di tali difficoltà che è stata ideata la nuova strategia dell’Europa per la crescita economica. “Europa 2020” è la strategia decennale di crescita economica pensata dalla UE con l’obiettivo di combattere la crisi economica che pesa su molti Stati: il rilancio della crescita dell’economia e dell’occupazione dovranno essere volano per uno sviluppo economico più intelligente, sostenibile e inclusivo[1], e come comunica il Presidente della Commissione Europea, José Manuel Barroso, «These three mutually reinforcing priorities should help the EU and the Member States deliver high levels of employment, productivity and social cohesion». La UE intende dare concreta attuazione a tali traguardi della strategia, attraverso cinque ambiziosi obiettivi e sette iniziative prioritarie che, assieme agli Stati nazionali, si impegna a conseguire entro il 2020. Soltanto un impegno coordinato, definito e strutturato, sia a livello europeo che nazionale, potrà determinare il successo della nuova strategia comunitaria e quindi l’efficacia della conseguente nuova Programmazione 2014–2020, in termini di impatto voluto sulla crescita e sull’occupazione. Come si legge nel «Proposal for a Regulation of the European Parliament and of the Council on a European Union Programme for Social Change and Innovation» (COM/2011/0609 final-2011/0270(COD) «…coordinated action at the Union level is more effective in addressing these challenges than individual actions of single Member States…». Acciocché tali finalità abbiamo concreta attuazione sono, quindi, indispensabili strutturati processi di governance derivanti da precisi indirizzi politici assegnati dalla Commissione europea e dal Consiglio, che si traducano in concreti impegni da realizzare da parte degli Stati membri[2].

Questi i cinque obiettivi quantitativi fissati, che l’UE dovrà raggiungere entro il 2020[3]:

1. Occupazione: innalzamento al 75% del tasso di occupazione (per la fascia di età compresa tra i 20 e i 64 anni);

2. R&S: aumento degli investimenti in ricerca e sviluppo al 3% del PIL dell’UE;

3. Cambiamenti climatici e sostenibilità energetica: riduzione delle emissioni di gas serra del 20% (o persino del 30%, se le condizioni lo permettono) rispetto al 1990 20% del fabbisogno di energia ricavato da fonti rinnovabili aumento del 20% dell’efficienza energetica;

4. Istruzione: riduzione dei tassi di abbandono scolastico precoce al di sotto del 10% aumento al 40% dei 30-34enni con un’istruzione universitaria;

5. Lotta alla povertà e all’emarginazione: almeno 20 milioni di persone a rischio o in situazione di povertà ed emarginazione in meno.

Questi obiettivi, sono poi tradotti in obiettivi nazionali in considerazione della situazione e delle circostanze specifiche di ciascun paese. Inoltre, come sopra accennato, l’UE per incitare la crescita e l’occupazione ha identificato sette iniziative prioritarie, la gran parte delle quali già presentate dalla Commissione durante il 2010[4] che «tracciano un quadro entro il quale l’UE e i governi nazionali sostengono reciprocamente i loro sforzi per realizzare le priorità di Europa 2020, quali l’innovazione, l’economia digitale, l’occupazione, i giovani, la politica industriale, la povertà e l’uso efficiente delle risorse[5]». In siffatto scenario non è difficile intuire che il campo di azione del Programme for Employment and Social Innovation (EaSI) sarà l’occupazione e l’innovazione sociale; ma cosa s’intende per innovazione sociale? Secondo quando scritto nell’Open Book of Social Innovation, nel Marzo 2010 da Murray, CalulierGrice and Mulgan, «Innovations are new ideas (products, services and models) that simultaneously meet social needs (more effectively than alternatives) and create new social relationships or collaborations», quindi nuove soluzioni nel soddisfare in modo più efficace i bisogni sociali e capaci di creare nuove relazioni e collaborazioni sociali. In questo contesto, quindi, l’innovazione sociale, e in particolare la sperimentazione sociale, potrà essere un potente strumento per plasmare le riforme prodromiche all’attuazione della strategia Europa 2020. E’ pur vero che, la diffusione di innovazione sociale nell’Unione è ancora impedita da fattori quali, ad esempio, un insufficiente conoscenza delle esigenze delle imprese sociali, degli imprenditori sociali e delle organizzazioni del settore pubblico. Esiste, altresì, una frammentazione delle risorse, un sostegno finanziario limitato e insufficienti competenze tecniche per supportare le organizzazioni a sviluppare innovazioni sociali. Non da meno, i bassi livelli di coinvolgimento dei cittadini e delle imprese[6]. Secondo quando si legge nel Citizens’ summary EU proposal–social change and innovation programme è prioritario, tra l’altro, garantire riforme adeguate ed efficaci della previdenza sociale, delle pensioni e del mercato del lavoro, nonché, un migliore accesso ai finanziamenti, anche ai prestiti di piccole dimensioni (inferiore a € 25.000) per le imprese sociali, per le persone disoccupate e occupate saltuariamente. Bisogna, inoltre, assicurare un migliore supporto a chi decide di lavorare in altri paesi della UE e migliorare le condizioni di lavoro. Questo è l’ambient del Programma EaSI che, per l’appunto, sosterrà le nuove politiche occupazionali e sociali in tutta l’UE, concorrendo nella realizzazione della strategia Europa 2020. Sarà operativo dal 1 gennaio 2014 e terminerà il 31 dicembre 2020 e garantirà adeguate risorse finanziarie in materia di occupazione, politica sociale e inclusione, con la finalità di favorire un più elevato livello di occupazione, un miglioramento delle condizioni di lavoro, nonché, assicurare un’opportuna protezione sociale, una lotta contro la povertà, l’esclusione sociale e favorire una crescita solidale intesa come «un’economia con un alto tasso di occupazione che favorisca la coesione economica, sociale e territoriale»[7]. Il Parlamento europeo e il Consiglio hanno raggiunto un accordo politico sul Programma EaSI in merito a un budget proposto pari ad 815 milioni di Euro per il periodo 2014-20 in favore dell’occupazione e dell’innovazione sociale. EaSI oltre che sostenere le politiche degli Stati membri finalizzate alla progettazione ed attuazione di interventi per il lavoro, riforme sociali dirette a favorire l’inclusione sociale, supporterà, altresì, i Governi regionali e locali nell’attuazione di “riforme”, grazie al coordinamento delle politiche, all’analisi e condivisione delle migliori pratiche[8].

Il Programma Employment and Social Innovation (EaSI) integra ed estende la copertura di tre programmi esistenti: PROGRESSProgramme for Employment and Social Solidarity (61%), EURESEuropean Employment Services (18%) e EPMF-European Progress Microfinance Facility,(21%), nell’ottica di renderne più efficace l’attuazione e i risultati della politica europea, nonché, di permetterà alla Commissione di ottimizzare la coerenza delle proprie politiche governative. È bene sottolineare che, i finanziamenti derivanti dal Programma EaSI consentiranno ai tre programmi di accrescere e perfezionare i progetti iniziati[9].

Ma quale la struttura di questo nuovo Programma? EaSI si articola su i seguenti tre assi che raggruppano in un quadro finanziario generale  i tre strumenti attualmente esistenti[10]:

  • PROGRESS (Programme for Employment and Social Solidarity) sarà destinato a sostenere lo sviluppo, l’attuazione, il monitoraggio, la valutazione e la promozione della politica occupazionale e sociale e della legislazione UE in materia di condizioni di lavoro, nonché, la diffusione dell’innovazione in collaborazione con le parti sociali, le organizzazioni della società civile e altre parti interessate;
  • EURES (European Employment Services). Darà attuazione al principio della libera circolazione dei lavoratori attraverso la promozione della mobilità intra-EU e il miglioramento dell’accessibilità alle opportunità occupazionali[11];
  • · EPMF (European Progress Microfinance Facility)-Strumento di micro finanza Progress, diretto a facilitare l’accesso al microcredito e quindi alla creazione di nuovi posti di lavoro attraverso la nascita di microimprese (Ibidem).

Quali le novità rispetto ai programmi già esistenti?

EaSI, integra i Programmi PROGRESS, EURES e MICROFINANZA, apportando delle novità. Relativamente al Programma PROGRESS attualmente in corso, le novità che distinguono l’asse sono due. La prima riguarda la soppressione delle due componenti “Parità di genere” e “Diversità e lotta contro la discriminazione”, che confluiranno invece nei futuri programmi di finanziamento per il settore giustizia; la seconda è la rilevanza mostrata alla sperimentazione sociale, per la quale viene specificamente vincolata una parte del budget destinato all’asse. Per il periodo 2014-2020, “Progress” all’interno di EaSI protrarrà le sue attività attuali, quali l’analisi, l’apprendimento reciproco e le sovvenzioni ma, altresì, beneficerà di uno specifico budget per l’innovazione sociale e la sperimentazione di politica sociale. Il budget totale proposto per tale asse è di circa 500 milioni di Euro per il periodo 2014-2020[12].

Rispetto all’asse EURES, EaSI supporterà le attività svolte dalla rete EURES dei servizi per l’impiego e la mobilità professionale, con l’intento di rafforzare l’ambito di intervento a livello Europeo specialmente in riferimento allo sviluppo di programmi di mobilità, con il fine di rispondere sia alla insufficienza di lavoratori in alcuni settori, ma anche per sostenere mobilità dei giovani lavoratori. Con la nuova proposta, quindi, il sistema generale EURES sarà rinforzato: le attività fondamentali di EURES a livello transfrontaliero saranno finanziati nell’ambito del programma EaSI, mentre le attività di EURES nazionali possono essere finanziati nell’ambito del Fondo Sociale Europeo, al fine di sostenere la mobilità dei lavoratori e aiutare le aziende a reclutare all’estero. Inoltre, a livello dell’Unione Europea, il portale EURES offrirà innovativi strumenti per la mobilità lavorativa tra Stati membri e nuovi schemi di target mobility come Your first EURES Job[13]. Il budget dovrebbe essere di circa 20 milioni di euro l’anno, con circa un terzo del bilancio per modernizzare il portale EURES e un terzo per lo sviluppo dei programmi mirati di mobilità[14].

Infine, l’asse Microfinanza e Imprenditoria sociale dovrebbe essere orientato ad agevolare l’accesso ai finanziamenti per gli imprenditori, in particolare per quelli che hanno difficoltà ad entrare nel mercato del credito tradizionale. Rispetto all’attuale European Progress Microfinance Facility, promosso nel 2010, il nuovo Progress dovrebbero risiedere in un sostegno allo sviluppo di imprese sociali, un’estensione del sostegno alle organizzazioni che si occupano di microcredito, in termini di maggiori finanziamenti alle istituzioni che si occupano di micro finanza, e finanziamento delle capacity building dei microcredit providers. Tale maggiore sostegno a questi soggetti assicurerebbe uno sviluppo del mercato degli investimenti sociali e delle stesse imprese sociali che, per l’appunto, si vedrebbero beneficiarie di finanziamenti ad hoc. Il budget totale proposto per la microfinanza e l’imprenditoria sociale dovrebbe ammontare a circa 171.15 milioni di Euro per il periodo 2014-2020. L’accesso alla microfinanza dovrebbe ricevere 77.75 milioni di Euro, che potrebbero tradursi in 400-450 milioni di Euro da destinare a microprestiti. Sviluppo della capacità istituzionale riceverebbe circa 8 milioni di euro e circa 85 milioni di Euro sarebbero dedicati per sostenere l’imprenditorialità sociale. Occupazione, mobilità lavorativa, specialmente giovanile, risultano, quindi, le nuove iniziative per l’occupazione e l’inclusione sociale oggetto del nuovo Programma EaSI, che contribuiranno, proficuamente, all’attuazione e al raggiungimento dei risultati fissati dalla strategia di crescita dell’EU prevista per i prossimi sette anni.



[1] Crescita intelligente secondo la strategia Ue 2020 significa sviluppare un’economia basata sulla conoscenza e sull’innovazione. Crescita sostenibile è promuovere un’economia più efficiente sotto il profilo delle risorse, più verde e più competitiva. Crescita inclusiva: promuovere un’economia con un alto tasso di occupazione che favorisca l’unione sociale e territoriale. Comunicazione della Commissione-Europa 2020, una strategia per una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva, Bruxelles, 3.3.2010 COM(2010) 2020.  Available at http://ec.europa.eu/eu2020/pdf/COMPLET%20IT%20BARROSO%20-%20Europe%202020%20-%20IT%20version.pdf

 [3] Available at http://ec.europa.eu/europe2020/europe-2020-in-a-nutshell/index_it.htm.

 

[4] Le iniziative prioritarie sono:

  • Crescita Intelligente:

– Agenda digitale europea;

– Unione dell’innovazione;

– Youth on the move;

  • Crescita sostenibile;

–   Un’Europa efficiente sotto il profilo delle risorse;

–   Una politica industriale per l’era della globalizzazione;

  • Crescita solidale;

–   Agenda per nuove competenze e nuovi lavori. Piattaforma europea contro la povertà.

 Available at http://ec.europa.eu/europe2020/europe-2020-in-a-nutshell/flagship-initiatives/index_it.htm

[6] Available at http://eur-lex.europa.eu/LexUriServ/LexUriServ.do?uri=CELEX:52011PC0609:EN:NOT;

[7] Crescita solidale significa:

–    aumentare il tasso di occupazione dell’UE con un numero maggiore di lavori più qualificati, specie per donne, giovani e lavoratori più anziani;

–    aiutare le persone di ogni età a prevedere e gestire il cambiamento investendo in competenze e formazione

–    modernizzare i mercati del lavoro e i sistemi previdenziali;

–   garantire che i benefici della crescita raggiungano tutte le parti dell’UE http://ec.europa.eu/europe2020/europe-2020-in-a-nutshell/priorities/inclusive-growth/index_it.htm.

  [9] Inoltre, è bene sottolineare che insieme al Fondo sociale europeo, al Fondo per gli aiuti europei agli indigenti e al Fondo europeo di adeguamento alla globalizzazione, EaSI costituisce il quarto pilastro dell’iniziativa europea per l’occupazione e l’inclusione sociale 2014-2020.

[11] Available at http www.fondieuropei2007-2013.it/upload%5C20142020bilancio%20CE.pdf.

[12] http://ec.europa.eu/social/main.jsp?langId=en&catId=89&newsId=1093

[13] “ll tuo primo lavoro EURES” è un programma di mobilità del lavoro per aiutare i giovani europei a trovare lavoro in altri paesi dell’UE. Si tratta di una delle azioni dell’ iniziativa Europa 2020 Youth on the Move e Opportunità per i giovani. L’obiettivo per il 2012-14 è di aiutare alcune 5 000 persone a riempire offerte di lavoro in tutta l’UE. Il Bilancio complessivo EURES dovrebbe rimanere lo stesso, a circa 20 milioni di euro l’anno, con circa un terzo del Bilancio per modernizzare il portale EURES e un terzo per lo sviluppo dei programmi mirati di mobilità. Available at http://ec.europa.eu/social/main.jsp?catId=993&langId=en.

[14] Il bilancio complessivo EURES dovrebbe rimanere lo stesso, a circa € 20 milioni di euro l’anno, con circa un terzo del bilancio per modernizzare il portale EURES e un terzo per lo sviluppo dei programmi mirati di mobilità.

Il Parlamento europeo al lavoro e per il lavoro

di  Mariano Bonavolontà

Il lavoro è la parte ineludibile della vita dell’uomo; il suo ruolo è onnipresente in ogni ambito della vita degli esseri umani. Il lavoro contribuisce a conformare la posizione che un individuo riveste nell’immaginario sociale collettivo; gli studi sul lavoro hanno abbracciato diverse branche epistemologiche, dall’antropologia alla sociologia, dalla psicologia all’ergonomia, dall’economia alle scienze applicate; gli artisti si sono spesso serviti del concetto di lavoro per dipingere la psicologia, la posizione sociale, le attitudini dei protagonisti delle loro opere; alcuni pensatori, come Weber, hanno fatto discendere dalla religione una determinata forma mentis lavorativa; le tematiche del capitalismo, della crisi, della disoccupazione, della formazione, sono indissolubilmente legate al tema del lavoro; la globalizzazione, così come le nuove tecnologie, ha modificato il mondo del lavoro.

La dilagante crisi ha ulteriormente e tristemente evidenziato il tema del lavoro e della sua dominanza nell’esistenza stessa dell’uomo. In un periodo come l’attuale, i più disparati dati statistici continuano a sottolineare necessità di riforme strutturali nel campo del lavoro e di misure che riescano a tamponare questa crisi di posti di lavoro che brucia intere fasce di popolazione attiva europea, con una velocità accelerata dalla competizione globale. È per questo che il ruolo dell’Unione europea è fondamentale, sia a livello interno dell’Unione che a livello esterno.

I diversi programmi, la Politica di Coesione e le diverse strategie che sono state sviluppate e che sono in fase di definizione nel campo lavorativo, mirano a risolvere questa problematica in un territorio, quale quello europeo, il cui potenziale in termini di specializzazione, cultura prodotta e tradizione è gigantesco.

Altrettanto immane, invero, è stato ed è tutt’ora l’impegno profuso dal Parlamento europeo nel campo del lavoro. Specchio e cassa di risonanza degli interessi e dei diritti dei cittadini europei che in esso vengono rappresentati, il Parlamento europeo si è attestato in prima linea nelle politiche del lavoro con i suoi deputati.

L’azione strategica del Parlamento europeo si è esplicata sia sul fronte dell’offerta di lavoro che su quello della domanda, perché solo con un approccio biunivoco è possibile sviluppare un’azione congiunta e programmatica[1].

“Lavorare” sul fronte dell’offerta del lavoro significa, in primis, operare per supportare le aziende, con il notevole vantaggio di avere un impatto non solo sul mondo del lavoro ma anche della produzione di ricchezza, dimostrando dunque che il Parlamento possieda l’ottica olistica necessaria per far partire il circolo virtuoso della ripresa economica.

Difatti, sostenere il lavoro implica indissolubilmente un sostegno alle imprese, strette dalla morsa della crisi e dell’ipercompetivitità globale, alla quale si è tentato in prima battuta di far fronte attraverso misure di sostegno nei mercati globali.

Durante le negoziazioni sul bilancio quadro dell’UE per il 2014/2020, il Parlamento ha puntato verso la protezione degli investimenti nelle aree più bisognose così come verso la garanzia di una maggiore flessibilità del bilancio stesso in caso, ad esempio, di eventi imprevisti, con la con la conseguente possibilità anche di una revisione dello stesso nel 2016.

Il Parlamento europeo non ha smentito la sua natura di prossimità verso la cittadinanza europea e dunque ha puntato molto anche nei confronti dell’assetto territoriale regionale, sostenendo i sistemi temporanei per velocizzare i finanziamenti regionali nei paesi caratterizzati da una instabilità economica ed evidenziando anche la necessità di un maggiore coinvolgimento dei livelli istituzionali di prossimità, in primis regioni ed enti locali, nella definizione dei futuri programmi di aiuti regionali. Sempre in ottica regionale, il Parlamento europeo si è opposto ad una clausola che comporterebbe il taglio dei finanziamenti nel caso in cui un paese si trovi nelle condizioni di difetto macroeconomico perché, nell’ottica del Parlamento, questo andrebbe a penalizzare le singole regioni per una situazione erronea generata dal rispettivo governo centrale.

La creazione di lavoro e di ricchezza avviene anche attraverso l’innovazione, dato che il potenziale innovativo europeo è profondo così come pressante la concorrenza che stringe il continente in questo campo. Ricerca, trasferimento tecnologico, innovazione come leve strategiche per le imprese sono alcune delle parole chiave che hanno spinto il Parlamento europeo a convincere anche gli Stati membri ad un incremento nei finanziamenti in questo settore attraverso i due grandi strumenti del COSME e di ORIZZONTE 2020.

Il 21 novembre 2013 il Parlamento europeo ha infatti approvato il programma di ricerca ed innovazione dell’UE per il periodo 2014/2020 per un bilancio di ottanta miliardi di euro[2]: Orizzonte 2020, in particolare, è il maggiore programma europeo incentrato sui temi della ricerca e dell’innovazione mentre il focus particolare sulle imprese, con precipua attenzione alle PMI, è stato garantito con il COSME – Programma per la competitività delle imprese e per le piccole e medie imprese, con un bilancio di 2.3 miliardi di euro per il prossimo periodo 2014/2020. Grazie a questo programma, le imprese potranno beneficiare di una maggiore stimolazione all’accesso al credito per le PMI, di uno strumento di garanzia per i prestiti fino a 150 000 euro alle PMI, di un’agevolazione per i cittadini che vorranno avviare una attività autonoma e gli Stati membri saranno supportati nell’elaborazione e nell’attuazione di una politica di riforma orientata alle PMI che sia efficiente. Sempre sulla stessa lunghezza d’onda, il Parlamento europeo ha anche approvato il Programma Europa Creativa[3], che sosterrà, con il suo bilancio incrementato del 9 per cento rispetto ai livelli attuali nel periodo 2014/2020, il settore creativo, altra leva strategica dell’Europa nonché grande contenitore di posti di lavoro (è stato stimato che siano all’incirca otto i milioni di posti di lavoro di questo settore). Grazie a questo programma, potranno trovare sostegno coloro che sono impegnati nel campo culturale come 250 000 artisti e operatori culturali, più di 800 film europei saranno sostenuti nell’importantissima e strategica fase di distribuzione, autori e traduttori, operatori culturali in generale. Inoltre, il Parlamento europeo si è anche battuto per far sì che fosse introdotto uno strumento di garanzia finanziaria che vada ad agevolare gli operatori nel settore culturale e creativo a prestiti bancari da parte delle istituzioni bancarie europee che potranno essere parzialmente garantite dal Programma stesso. Sempre sul fronte della cultura, i deputati europei hanno mirato anche all’unione dei mercati musicali online nazionali e, parallelamente, alla garanzia di compensazioni eque ai musicisti.

Il tema del taglio della burocrazia è ricorrente e centrale negli intenti del Parlamento europeo, particolarmente sensibile a questa tematica e continuamente impegnato per la riduzione degli oneri burocratici. Ad esempio, nel campo dell’approvazione della Politica di Coesione del 20 novembre scorso, il Parlamento ha spinto verso la riduzione degli oneri amministrativi, anche nell’ottica di facilitare e sveltire l’accesso ai finanziamenti[4].

Nella scia del taglio della Red Tape si incastra anche il nuovo brevetto unitario dell’UE, valido nei 25 Stati membri partecipanti la cui approvazione è stata fortemente facilitata del Parlamento; con il sistema del brevetto unitario a regime, un’unica richiesta di brevetto unitario garantirà la protezione del brevetto in 25 paesi dell’UE. Si stima che ci sarà un abbattimento dei costi dell’85% ed il Parlamento ha anche assicurato, durante i negoziati con i governi, che per le PMI ci sarà il rimborso dei costi di traduzione e la riduzione delle tasse di rinnovo. Questo fungerà sicuramente da sprone per l’innovazione e per la conseguente creazione di posti di lavoro di qualità se si pensa che, nel 2012, secondo i dati della Commissione europea, nel 2012 sono state 148494 le domande di brevetto depositate allo UEB (Ufficio Europeo Brevetti), per un numero totale di brevetti concessi pari a 65687. Prima del brevetto unitario, il costo medio di un brevetto UE era di 36000 euro, nei quali le spese di traduzione medie figuravano a 23000 euro, mentre si stima che il costo medio di un brevetto unitario sarà di 5000 euro.

Sul fronte delle strategie dirette nei confronti dei lavoratori e dell’occupazione, è possibile sostenere che la lotta alla crisi e le conseguenti misure hanno visto il Parlamento in prima linea dal 2009 nei campi dei fondi sociali e del welfare sino al 2020, avendo un impatto ingente su diversi ambiti.

Dal punto di vista della programmazione dei fondi, il Parlamento europeo ha puntato ad una visione strategica: per quanto riguarda il Fondo Sociale Europeo, ha garantito che i fondi ad esso costituiscano almeno un quarto dei finanziamenti per gli aiuti regionali dell’UE per la prossima programmazione. In occasione dell’approvazione della Politica di Coesione, con particolare riferimento sempre a questo fondo, il Parlamento ha insistito sulla necessità di utilizzare il FSE anche nell’ottica della lotta contro la povertà e la disoccupazione, garantendo la destinazione a queste istanze del 20% del budget, così come 3 miliardi di euro dei finanziamenti dedicati alla iniziativa per la garanzia giovanile[5]. In particolare, per quest’ultima iniziativa, bisogna sottolineare che i deputati del Parlamento sono stati i primi a proporre dei sistemi di garanzia dedicati alle fasce giovani degli Stati membri, approvati da capi di Stato e di Governo.

Il Parlamento ha salvaguardato il Fondo per il sostegno europeo agli indigenti, assicurando che esso disponga di un finanziamento pari a 3.5 miliardi di euro. L’istituzione parlamentare ha anche operato all’interno del Fondo di adeguamento alla globalizzazione, richiedendo l’estensione di quest’ultimo anche a nuove tipologie e gruppi di lavoratori, come i lavoratori autonomi e con contratti temporanei, secondo le norme stabilite con gli Stati membri. Per quanto attiene il programma per il cambiamento sociale e l’innovazione, il Parlamento ha altresì garantito la sopravvivenza, in questo programma, del Progress, del Fondo per i servizi europei per l’occupazione (l’importantissimo EURES) e dello strumento di microfinanza.

Dato che la libertà di circolazione può essere considerata come uno degli acquis comunitari più noti ed “antichi” e considerato l’enorme impatto che questa semplificazione della circolazione ha sul mondo del lavoro, sempre più globalizzato, il Parlamento europeo ha lavorato in questa direzione, adottando nuove norme nel campi del riconoscimento delle qualifiche professionali  proponendo una carta elettronica con informazioni sulle qualifiche ed esperienze, adottando una legge che mira a promuovere la mobilità del lavoro nell’UE con il conseguente divieto di discriminazione e trattamento iniquo dei lavoratori migranti nell’UE, spronando alla possibilità per i lavoratori di poter trasferire i propri diritti pensionistici quando operano in un altro Stato membro.

Sul fronte dell’equità nel mondo del lavoro, il Parlamento europeo ha votato l’estensione del congedo di maternità e di paternità con retribuzione completa ed ha prodotto una legislazione strategica per aumentare la percentuale delle donne in posizioni dirigenziali e nei consigli di amministrazioni. Dati della Commissione europea e dell’Eurostat dipingono una situazione paradossale per quanto riguarda le donne le quali, a fronte di una percentuale di titolo di studio superiore ai maschi (60% donne contro il 40% uomini), appaiono in difficoltà nel mondo del lavoro: la loro rappresentanza nei CDA nel 2012 si è attestata al 15.8% (contro uno schiacciante 84.2% degli uomini), il loro tasso di occupazione è del 59% (maschi 70%), il 33% di donne è ricercatore (contro la percentuale maschile del 67%).

Infine, l’azione a trecentosessanta gradi del Parlamento europeo si è esplicata anche nel campo della sicurezza sui luoghi del lavoro, approvando, ad esempio, una legge che mira al miglioramento delle condizioni di lavoro di coloro che lavorano in condizioni di rischio radioattivo da campi elettromagnetici.

Come epilogo di questa breve carrellata delle attività del Parlamento europeo nel campo del lavoro, sicuramente incompleta data l’estesissima produzione strategica, politica, legislativa tipica del Parlamento, è tuttavia possibile dedurre il grande, profondo e competente impegno dell’assemblea parlamentare nel campo del lavoro, tematica che ha assunto screziature d’emergenza a causa della crisi e dei dilaganti fenomeni ad essa connessi.

Il tema “lavoro” deve essere approcciato da diverse angolature, a volte spigolose, altre volte latenti, perché gli effetti che le politiche sul lavoro hanno sulla vita quotidiana sono estesissimi e, spesso, gettano strali sia su ulteriori ambiti esistenziali dei cittadini che sulla vita macroeconomica di un Paese e dell’Unione tutta.

Nel corso degli anni, il Parlamento ha speso notevoli energie in questo campo, rispecchiando gli interessi della collettività europea, soggiogata dai dolorosi e, purtroppo a volte svilenti, effetti di crisi e disoccupazione le quali, a loro volta, diventano, spesso e tristemente, sinonimi di recrudescenza sociale, esasperazione, disperazione.

È dunque un impegno in primis morale ancor prima che politico ed istituzionale, che sembra spingere il Parlamento europeo nella focalizzazione su queste tematiche; impegno che, analizzando queste strategie, sembra essere stato preso in seria considerazione.