di Anna Savarese
Architetto di Legambiente Campania
Anche quest’anno l’OXFAM ha pubblicato il suo Rapporto da presentare al meeting del Forum Economico Mondiale, tenutosi a Davos in Svizzera dal 22 al 25 gennaio.
L’OXFAM (Oxford Committee for Famine Relief – in italiano, Comitato per l’aiuto alle vittime della carestia e delle calamità naturali) è una confederazione internazionale di organizzazioni no profit che operano per ridurre la della povertà globale, attraverso aiuti umanitari e progetti di sviluppo. Ne fanno parte 18 organizzazioni di Paesi diversi che collaborano con quasi 3.000 partner locali in oltre 90 nazioni per individuare soluzioni durature alla povertà e all’ingiustizia.
Col titolo “Bene pubblico o ricchezza privata?” il rapporto presentato quest’anno denuncia che le disuguaglianze sono in crescita esponenziale, tanto che ormai la concentrazione della ricchezza in poche mani e l’espandersi di condizioni di povertà tra i molti è diventato un fenomeno strutturale, perché il trend del divario è in crescita, con un ruolo preoccupante assunto anche dai sistemi fiscali sempre più a vantaggio dei ricchi, prevalendo la tassazione sempre più sui redditi e sui consumi e sempre meno sui patrimoni. Inoltre crescono le mondo le politiche fiscali che non contrastano l’elusione e il trasferimento di capitali e che si sottraggono al meccanismo della progressività.
Addirittura nel 2018 si è assistito all’aumento del gap con una riduzione del ritmo di fuoriuscita dall’indigenza del 40% rispetto all’anno precedente e una conseguente stagnazione dello stato di povertà in cui versano milioni di cittadini a livello mondiale,
Ormai appare chiaro che la crisi decennale ha enormemente favorito “i Paperoni” a svantaggio dei tantissimi poveri o divenuti poveri, come i tanti appartenenti al ceto medio che sono scivolati progressivamente nell’indigenza perdendo il lavoro o il potere d’acquisto. Il rischio è che lo stato di permanenza tra gli ultimi generi un “abitudine alle disuguaglianze” e una acquiescenza alla perdita dei diritti fondamentali degli individui, quali soprattutto istruzione e sanità, che da diritti universali divengono di fatto privilegi per chi è nelle condizioni di permetterseli.
Di seguito i punti salienti del Rapporto OXFAM 2019.
La ricchezza dei 1.900 miliardari della lista Forbes del 2017 è cresciuta di oltre 900 miliardi di dollari (+1,2%) al ritmo di 2,5 miliardi di dollari al giorno. Al contrario la ricchezza netta della popolazione più povera del mondo (3,8 miliardi di persone) è diminuita dell’11%. A metà dello scorso anno, l’1% più ricco deteneva poco meno della metà (47,2%) della ricchezza aggregata netta, contro lo 0,4% assegnato alla metà più povera della popolazione mondiale.
Oggi 26 multimiliardari posseggono la ricchezza della metà più povera del globo; in Italia il 20% dei più facoltosi possiede circa il 72% dell’intera ricchezza nazionale e il 5% addirittura ha la quota di ricchezza posseduta dal 90% più povero.
Mentre cresce l’opulenza rallenta la riduzione della povertà: secondo la Banca mondiale tra il 2013 e il 2015 il tasso annuale di riduzione si è contratto del 40% rispetto alla media annua 1990-2015 e 3,4 miliardi di persone vivono ancora con meno di 5,50 dollari al giorno. L’aumento della povertà estrema, secondo Oxfam, colpirebbe in primis i contesti più vulnerabili del nostro pianeta, uno su tutti l’Africa subsahariana.
Le tasse sono calate ma per le aziende e per i super ricchi e non per il cittadino comune. Nei paesi ricchi in media l’aliquota massima dell’imposta sui redditi è passata dal 62% nel 1970 al 38% nel 2013. Nei Paesi in via di sviluppo è in media al 28%. Ma ciò che colpisce è la drastica riduzione dell’aliquota effettiva versata sui redditi d’impresa che per le 90 più grandi corporation è scesa dal 34% del 2000 al 24%. Anche la tassazione patrimoniale registra dati bassissimi: nel 2015 a livello globale solo 4 centesimi di dollaro proveniva dall’imposizione fiscale sul patrimonio, mentre il 96%, dunque, da imposte sul reddito e sui consumi. Le imposte sul patrimonio, come quelle immobiliari, fondiarie o di successione hanno subito, infatti, una riduzione – o sono state eliminato del tutto – in molti paesi ricchi e vengono a malapena rese operanti nei paesi in via di sviluppo.
Senza considerare elusione e d evasione fiscale che sottraggono ulteriori fondi al welfare, secondo i calcoli dell’Oxfam, se I’1% dei più ricchi pagasse appena lo 0,5% in più in imposte sul proprio patrimonio, si avrebbero risorse sufficienti per mandare a scuola 262 milioni di bambini e salvare la vita a 100 milioni di persone nel prossimo decennio.
C’è una correlazione diretta tra disuguaglianza economica e disuguaglianza di genere. A livello globale, infatti, gli uomini possiedono oggi il 50% in più della ricchezza netta delle donne e controllano oltre l’86% delle aziende. Il divario retributivo di genere è pari al 23% in favore degli uomini. Sono soprattutto le donne a vivere condizioni di povertà, dovute anche al lavoro di cura non retribuito che oltre ad essere un sussidio nascosto dell’economia non contabilizzato nelle statistiche, allontana di fatto le donne dal mercato del lavoro. Si stima pari a 10 miliardi di dollari il lavoro di cura che dovrebbe essere adeguatamente remunerato
I servizi pubblici a livello globale, sono sempre più sottofinanziati o esternalizzati ad attori privati. In particolare istruzione e sanità stanno progressivamente divenendo privilegio di pochi e non più diritti universali, a causa delle politiche fiscali che hanno ridotto lo stato sociale. Il Rapporto evidenzia che ogni giorno circa 10 mila persone nel mondo muoiono per mancanza di accesso ai servizi sanitari e 262 milioni di bambini non possono andare a scuola. Nei paesi in via di sviluppo un bambino di una famiglia povera ha il doppio delle possibilità di morire entro i 5 anni, rispetto a un suo coetaneo benestante. In un paese come il Kenya, un bambino di una famiglia ricca frequenterà la scuola per il doppio degli anni rispetto a un bambino proveniente da una famiglia senza mezzi.
Eppure istruzione e sanità sono strumenti di contrasto alle disuguaglianze: una ricerca recente condotta su 13 economie in via di sviluppo ha dimostrato come gli investimenti in questi settori abbiano contribuito a ridurre del 69% le disuguaglianze economiche.
Le richieste rivolte dall’OXFAM al World Economic Forum per contrastare le disuguaglianze e la povertà sono sintetizzabili nella proposta di attuare gli impegni assunti nell’Agenda 2030 declinata nei suoi Obiettivi di Sviluppo Sostenibile.
In particolare, i governi devono dotarsi di piani di azione da attuare in tempi ben definiti che dovrebbero porre particolare attenzione a tre finalità:
Garantire servizi sanitari ed educativi universali e gratuiti, limitando la privatizzazione dei servizi pubblici e attuando misure di protezione sociale per tutti.
Riconoscere l’enorme lavoro di cura svolto dalle donne, mettendo a disposizione servizi pubblici che possano ridurre le ore di lavoro non retribuito a loro carico, permettendo così un’emancipazione della propria vita professionale e politica.
Porre fine a sistemi fiscali che avvantaggiano individui ricchi e grandi Corporation, contrastando l’evasione e l’elusione fiscale, tassando in maniera equa la ricchezza e il capitale e arrestando la corsa al ribasso sulla tassazione dei redditi individuali e di impresa.
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