Anno: 2019

La festa delle Ninfe Tristi

di Massimo Luongo

Nel gran villaggio delle ninfe tristi

era l’attesa del giorno di festa;

persino i girasoli, quella notte

danzarono aspettando il sole nuovo.

L’alba sbocciò come una rosa in cielo

alla finestra della Gran Regina,

milioni di farfalle e colibrì

la ricondussero al più bel sorriso.

Un ospite d’onore fu invitato

per rallegrare il cuore delle ninfe,

veniva da un paese molto strano:

il borgo dei bugiardi stralunati.

Quel popolo, senza capo né coda,

scelse l’eletto in sua rappresentanza;

il delegato al viaggio fu un poeta

da tutti conosciuto come “Il pigro”.

Partì a cavallo di una nuvoletta

dormendo per sei giorni e sette notti;

quando arrivò alla corte delle ninfe

s’accorse che era nudo più di un verme.

Restò sorpreso, il pigro stralunato,

vedendo l’accoglienza del villaggio;

capì di essere un asino tra i suoni,

entrando nella sala delle feste.

Ma la regina delle ninfe tristi

con generosità gli offrì il suo seno

ed il poeta ricambiò quel gesto

riempendole il calice di versi.

Fu festa grande fino a notte tarda,

un tempo di felice cambiamento:

non ci fu più tristezza per le ninfe

e a quel poeta andò una veste nuova.

W Luongo La festa delle Ninfe Tristi

Il “Leonardo” e Bergson

di Redazione

Il “Leonardo” uscì dal gennaio 1903 all’agosto 1907, con periodicità irregolare, per complessivi 25 fascicoli. In occasione del centenario del primo numero è comparsa su internet una rivista, E-Leonardo, contenente un articolo di Antonio D’Amicis che la Redazione riproduce per dare pubblicità alla nuova rivista ed all’antica: 

Un «giornale assolutamente necessario»: il Leonardo 1903-1907

Ogni volta che una generazione s’affaccia alla terrazza della vita pare che la sinfonia del mondo debba attaccare un tempo nuovo. Sogni, speranze, piani di attacco, estasi delle scoperte, scalate, sfide, superbie – e un giornale. […] questo giornale assolutamente necessario che dev’esser come lo stiramento de’ muscoli di un prigione appena desto e disciolto, come il primo canto spiegato di una bocca che dovette fin’oggi mormorare soltanto; questo giornale che doveva essere, che voleva essere e poteva essere la prima vendetta di tutte le malinconie, lo sfogo invocato di tutti gli sdegni, l’arma di tutte le sfide, il diario dei nostri sogni, la cartuccia delle troppo attese demolizioni, il getto e lo zampillo arcobalenante dei pensieri più temerari – questo famoso giornale finalmente si fece.

G. Papini, Un uomo finito

E’ il 4 gennaio 1903 – Papini compirà 22 anni tra pochi giorni, Prezzolini è un anno più giovane – e il primo numero del Leonardo è pronto. Per cinque anni, la rivista presenterà filosofi e idee provocando polemiche e suscitando dibattiti, porterà la filosofia fuori «dai circoli ristretti dei competenti» senza mai sottrarsi al confronto – secondo le parole del suo fondatore – «[con] nessuno di coloro che l’hanno lett[a]», per finire ‘assassinata’ dal proprio stesso fondatore con la motivazione paradossale del troppo successo. Continue reading “Il “Leonardo” e Bergson”