Anno: 2019

Addio a Giorgio Nebbia, grande interprete dell’ambientalismo scientifico italiano e pioniere dell’economia circolare

di Anna Savarese, Architetto di Legambiente Campania

Giorgio Nebbia, un altro grande padre dell’ambientalismo scientifico italiano, è recentemente scomparso, all’età di 93 anni.

Laureatosi in Chimica nel 1949 è stato professore ordinario di Merceologia presso la Facoltà di Economia dell’Università di Bari, incarico ricoperto dal 1959 fino al 1995, quando divenne professore emerito.

Grazie alla sua attività di ricerca sul ciclo delle merci, ha dato contributi scientifici e di indirizzo al movimento ecologista sviluppatosi a cavallo degli anni ’80, battendosi contro il nucleare, riproposto in Italia anche dopo il disastro di Chernobyl con i due Referendum del 1987 e del 2011, e contro gli sversamenti illeciti delle industrie. Basti pensare alla lotta portata avanti con una causa durata quattro anni dal 1984 al 1988 contro lo scarico a mare di 3200 tonnellate di fanghi al fosforo che la Montedison trasportava su una nave ogni giorno da Marghera all’Adriatico contribuendo alla sua eutrofizzazione. E, forte delle sue competenze sul ciclo della materia e anticipando l’economia circolare, Giorgio Nebbia dimostrò che, in un’ottica di conversione ecologica delle imprese, i fanghi essiccati potevano diventare sottofondo stradale, coniugando salvaguardia dell’ambiente e sviluppo economico. Continue reading “Addio a Giorgio Nebbia, grande interprete dell’ambientalismo scientifico italiano e pioniere dell’economia circolare”

La filosofia dell’azione storica di Guido de Ruggiero

di Clementina Gily Reda

A Guido de Ruggiero dedicai nel 1981 una monografia e vari articoli, su consiglio di Raffaelo Franchini. Mi convinse a ‘scoprire’ un’eccellenza sottovalutata, benché fosse in Italia il filosofo più noto (anche a me, sinallora studente), dopo Croce e Gentile, anche per il suo gran lavoro nella storia della filosofia.

E infatti scoprii subito che tanto resta ancora da dire, per la complessa attualità dell’opera, per l’assenza di studiosi, per le congiunture polemiche che lo colpivano da quando aveva preso a combattere l’Italia fascista. Anche dopo, ci fu chi ricordò che non era stato fra i 18 professori universitari che non giurarono fedeltà allo Stato fascista che fu richiesta nel ’31: e si dimentica di dire che lo firmò tanto malvolentieri da decidersi solo nel ’40, in guerra; e che pure si sentì così turbato da autorizzare l’editore Laterza alla ristampa della Storia del liberalismo europeo – così finì in carcere a Bari, liberato dalla Resistenza, dai fratelli Fiore.

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