Anno: 2016

Il complesso di Pollicino, la ricchezza dei bambini poveri

di Clementina Gily

pollicino2Sapevate che Ralph Waldo Emerson, Edgard Allan Poe, Stephan Mallarmé, Leonardo, Stendhal, Maurice Merlau Ponty, Baudelaire, Paul Verlaine… hanno avuto un terribile evento, spesso la perdita di un genitore, a sette anni? Sono una delle tante categorie di bambini poveri, a volte insospettabili, come si evince dalla piccola serie di geni, personalmente annotati essendo anche io orfana a sette anni. Non nego di aver iniziato ad annotare il piccolo elenco quando notai la frequenza, quindi non subito. Era citata nell’introduzione alle loro opere, e quella sciagura aumentava la mia speranza di poter superare il gap, evidente e difficile da sopportare. Pare infatti che i sette anni, età al limite di prima e seconda infanzia, è l’età di una prima presa di coscienza della possibilità di scelte individuali.

Jack si rotola nell’erba e nella rugiada purgandosi del mondo nella pura gioia di vivere. Io lo guardo e godo della montagna vivificante, frizzante, piena di odori magici … è un mondo MERAVIGLIOSO – e ricordo che è una delle categoria dell’estetica, la scienza che più frequento.

È l’unica grande grande ricchezza di chi ha avuto troppa paura e in conseguenza di ciò insulti e sospetti… D’essere come Pollicino essere usciti di nuovo con la mamma, sperando, ma portandosi dietro un piccolo tesoro di sassolini in tasca. Caso mai ti perdi e piangi e maledici… puoi provare a vedere quei sassetti e anche se ci sono tanti rumori pericolosi… poi ecco può spuntare il sole.

È il grande dono di chi non ebbe infanzia, per un trauma violento che rese difficile arrivare alla razionalità e lasciò a mezzo del sogno e si conservò il meraviglioso nel cuore, per sopravvivere.

Chi aveva doti speciali, come i citati, divenne un’ARPA sonante, capace di dar risonanze e vibrazioni che corrono nel cielo e dissolvono le nubi. E allora è facile vedere che la vita vince, vince sempre: e chi sa guardare gli insettini, i raggi di sole, il mare e tante altre cose vede bene che la meraviglia è una forza. Nasce e cresce con il dolore ed è un bene troppo grande di cui bisogna essere degni: ciò dimostra una volta di più che nulla nel mondo è un male assoluto.

W MM Gily Il complesso di pollicino

Il tempo libero: l’occasione mancata

di Redazione
Filippo Tommaso Marinetti, Battaglia a 9 piani, china su carta, 41,6x31,6, Trento-Rovereto, MART
Filippo Tommaso Marinetti, Battaglia a 9 piani, china su carta, 41,6×31,6, Trento-Rovereto, MART

Nugae: Il dramma del tempo libero, dal cap.III di Jean BAUDRILLARD, La società dei consumi, (Gallimard 1974) Bologna, Il Mulino 1976, pp.293.

E’ un bene particolare, spendere il quale distingue per classe. L’ideologia del Club Méditerranée è tempo libero uguale naturale; Apollinaire ripeteva la frase di Agostino sull’indefinibilità del tempo “Quando si ‘ha’ il tempo, ecco che non è già più ‘libero’… E’ il paradosso tragico del consumo…Nelle società primitive non c’è tempo… il tempo non è altro che il ritmo delle attività collettive ripetute (rituale di lavoro e di festa). Non è dissociabile da queste attività per essere poi proiettato nell’avvenire, previsto e manipolato. Esso non è individualità, è il ritmo dello scambio, che culmina nell’atto della festa. Non c’è nome per indicarlo… E’ propriamente simbolico, vale a dire non isolabile astrattamente” p.221. Nella società dei consumi, ‘time is money’, “il tempo è una derrata rara, preziosa, sottomessa alle leggi del valore di scambio… il tempo scomponibile, astratto, cronometrato, diviene così omogeneo al sistema del valore di scambio: esso vi rientra allo stesso titolo di qualsiasi oggetto. Oggetto di calcolo temporale, può e deve scambiarsi con qualsiasi altra merce (in particolare del denaro). Del resto la nozione di tempo / oggetto ha valore reversibile: tutto, al pari del tempo, è oggetto, così come tutti gli oggetti prodotti possono essere considerati come tempo cristallizzato – non solamente tempo-lavoro nel calcolo del loro valore di merce, ma anche tempo libero, nella misura in cui gli oggetti tecnici ‘fanno risparmiare’ tempo” pp.222.3. Così si ha l’anno solare e l’anno sociale, “colle vacanze come solstizio della vita psichica… non è affatto un ritmo (successione dei momenti naturali in un ciclo) è un meccanismo funzionale” p.223. “Il tempo libero… è innanzitutto la libertà di perdere il proprio tempo” p.224. “Il tempo del consumo è quello della produzione… il tempo libero è coatto nella misura in cui … riproduce … le costrizioni” p.225. Ha attività regressive, la creatività, anche artistica, non è del tempo libero. “Il modello direttivo del tempo libero è il solo che si sia vissuto finora: quello dell’infanzia… è la pure-morality di cui parla Riesman, quella dimensione propriamente etica, salvezza nel tempo libero e nel piacere” p.226. Obbedisce perciò 1. “a una morale collettiva di massimalizzazione dei bisogni e delle soddisfazioni” 2. “a un codice di distinzione” p.227. Huxley in modo nuovo: vede invece la distinzione nel lavoro, gli altri oziano, come oggi i manager.

Il consumo del tempo ha valore nella sua distruzione (Bataille, La parte maledetta) è uno scambio di segni di valore semiotico. Non è solo merce “ma anche segno e materiale di segni assumendo nel tempo libero valore di scambio sociale (valore ludico di prestigio)” p.230.

Perciò va consumato ed esibito. “Il tempo libero non è disponibilità di tempo, ma ne è semplicemente il manifesto. La sua determinazione fondamentale è la sua differenza obbligata di fronte al tempo lavorativo” p.230. “vive di questa esposizione e sovraesposizione di se stesso in quanto tale, di questa continua ostentazione, di questa marca, di questo manifesto” p.231.

W MM Redazione Il tempo libero l’occasione mancata