Anno: 2016

Terremoto

di Vincenzo Giarritiello

norciaDopo la violenta scossa di terremoto che alle 7:40 del 30 ottobre ha letteralmente sconvolto il centro Italia, Roma inclusa, radendo al suolo Castelluccio di Norcia, distruggendo la Basilica di Norcia, cancellando dalla cartina geografica quel che restava di Amatrice, Arquata e tanti altri comuni già gravemente feriti dal terremoto del 24 agosto scorso, mettendo al tappeto tanti paesi delle Marche, credo sia necessario che la comunità scientifica nazionale faccia un bagno di umiltà e decida di dare ascolto a Giampaolo Giuliani, ex tecnico dell’Istituto di Fisica dello Spazio Interplanetario distaccato presso i laboratori nazionali del Gran Sasso, il quale sostiene di essere in grado di prevedere i terremoti grazie a uno studio sull’emanazioni dal sottosuolo di gas Radon che aumenterebbero sensibilmente in prossimità di un evento sismico.

Il nome di Giuliani venne alla ribalta all’indomani del terremoto dell’Aquila del 2009: nei giorni che precedettero il disastroso evento – la cui magnitudo fu inferiore a quella della scossa di ieri mattina che è la più forte registrata in Italia da dopo il terremoto dell’Irpinia – uno sciame sismico per mesi interessò il territorio dell’Aquila tanto che un pool di esperti (?), quegli stessi che da sempre sostengono con assoluta certezza che i terremoti non si possono prevedere,  tenne una conferenza stampa per rassicurare la popolazione che le continue scosse che si avvertivano non preludevano a un violento terremoto per cui ogni allarmismo era ingiustificato e non era necessario abbandonare le case.

Purtroppo, cinque giorni dopo si verificò il terremoto che causò 390 morti e costò ai cosiddetti esperti l’accusa di omicidio e lesioni colpose, il rinvio a giudizio con condanna in primo grado a sei anni di reclusione e successiva assoluzione da parte della corte di appello.

Il nome di Giuliani divenne noto in quanto pare che il tecnico avesse previsto il terribile evento e lanciato l’allarme, indicando una data per il suo manifestarsi antecedente di alcuni giorni a quella effettiva. Quel ritardo ne mise in discussione la credibilità e gli procurò una denuncia per procurato allarme. E quando, nei giorni successivi, le registrazioni dei suoi strumenti indicarono un improvviso picco di emissione di Radon, lasciando intendere che fosse in arrivo il terremoto, Giuliani non potette avvertire la popolazione.

All’indomani del terremoto Giuliani fu invitato a Porta a Porta a confrontarsi con quegli stessi esperti che avevano rassicurato la popolazione sull’improbabilità di un evento sismico nell’immediato e lo avevano denunciato, mettendo a loro disposizione i suoi studi affinché li valutassero. Ad oggi in Italia Giuliani continua a restare inascoltato mentre all’estero i suoi studi suscitano sempre più interesse.

Visto che i cosiddetti esperti, pur affermando che i terremoti non si possono prevedere, non lesinano nel tranquillizzare la popolazione anche quando i fatti lascerebbero presagire il peggio, perché quegli stessi esperti non fanno un bagno di umiltà e iniziano a approfondire le teorie di Giuliani con spirito costruttivo? Negli USA gli studi di Giuliani stanno suscitando notevole interesse tanto che lo studioso è stato chiamato a collaborare con la Chapman University.

Possibile che in Italia, paese ad alto rischio sismico, non solo non si costruisca con criteri antisismici se non dopo l’avvento di un terremoto, tanto che un sisma di media intensità semini distruzione e morte, ma, addirittura, non si ha nemmeno il buonsenso di prestare attenzione a chi sostiene con dati alla mano che i terremoti si possono prevedere?

Se consideriamo che tuttora per le zone vesuviane, dove l’abusivismo edilizio è arrivato quasi a ridosso del cratere del Vesuvio senza che nessuno ‘vedesse’ e intervenisse per fermare quello scempio edilizio che mette a rischio centinaia di migliaia di persone le quali vivono su una bomba a orologeria,  e per quelle della zona dei campi flegrei ritenuta dalla comunità scientifica internazionale a alto rischio eruttivo più del Vesuvio, tanto che i rispettivi territori sono monitorati 24 ore su 24, ancora non si conoscono esattamente quali saranno i piani di evacuazione in prossimità di un evento, non stupisce che, malgrado la terra mandi segnali indicativi, la comunità scientifica si mostri a sua volta restia nel prevenire, ascoltando chi sostiene di avere la cura per salvare almeno le vite umane.

In Italia, si sa, la prevenzione è un optional poco utilizzato.

Siamo stanchi di chi pontifica a disastro avvenuto e di chi fa promesse che mai saranno mantenute mentre piangiamo i nostri morti.

Come purtroppo insegna la storia di questo disastrato paese, dopo un evento distruttivo, gli unici a trarne benefici sono le mafie e quanti vi sono collusi, industriali e politici, che si arricchiscono mettendo le mani sui fondi destinati alla ricostruzione. Se, almeno in questo caso, la politica volesse davvero servire i cittadini, inizi a aprire le porte del palazzo per ascoltare Giampaolo Giuliani.

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Il Politeismo dei Valori – abstract dell’intervento inviato a CIVITAS HUMANITAS

di C. Gily Reda

Giacometti, Uomo che cammina
Giacometti, Uomo che cammina

L’uomo globale di Benjamin, la presenza che cammina.

Il problema di Benjamin ancora oggi urgente è la novità non dominata del mondo dei media. La distruzione della sacralità dell’arte classica operata dalla fotografia con la decadenza dell’aura, è già una tesi classica[1].

Benjamin avverte con prontezza il passaggio di era, nel mondo del conoscere: Più che ricomporre la frattura, occorre capire – i media hanno toccato la dimensione del sacro dell’immagine che fu già nei tori di Lescaux. Era il disegno della speranza, la magia dell’arte che preconizza il sogno.

Ciò i media trasformano nel potere demiurgico con vene di follia, che apre allo storico politeismo dei valori, immerge in ogni epoca, dalla scimmia alla luna – ogni morale ha la sua logica, il branco, l’assassinio seriale, il delinquente puro (ricco). Delle due direzioni opposte di Benjamin, l’estetizzazione della politica e la politicizzazione dell’arte, resta la definizione di elementi della nuova arte, il cinema come l’architettura, il committente – folla… Come Baudelaire, Benjamin cammina nelle strade di Parigi. L’uomo in fuga così s’immerge nel sogno malinconico e non inizia l’opsis; ma fa partire la teoria del capire.

La fotografia cambia il conoscere: il quadro inquadra “l’irripetibile e la durata intimamente intrecciate [con] la fugacità e la ripetibilità”; la fotografia spoglia “l’oggetto dalla sua guaina, la distruzione dell’aura è il contrassegno di una percezione in cui la sensibilità per tutto ciò che nel mondo è della stessa specie è così cresciuta che riesce a reperire questa eguaglianza anche nell’irripetibile”. L’eccezionale così è ripetizione, basta lo zoom, l’alterazione della distanza, perché la fotografia surrealista risucchi l’aura nel “campo in cui tutte le intimità scompaiono a favore del rischiaramento del particolare” (2011:10-11). Cambia in questa variazione il campo proprio dell’arte – il nesso – campo che per Kant dà le categorie alla ragione pura e pratica, e al giudizio, che soffre, oltre che godere, del gioco delle facoltà.

[1] W. Benjamin, L’opera d’arte nell’epoca della sua riproducibilità tecnica, con un saggio di M. Cacciari, Einaudi, Torino 2011 (1966; 1936). Questa edizione, con il suo apparato storico di note, l’ampia introduzione, riducendo il testo alle pagine a 38 pagine su 154, la presenta anche graficamente come un classico.

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