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di La
fosforescenza della memoria per Marcel Proust è quella sua strana capacità
di ritenere oltre l'attimo l'impressione di uno sguardo. Un palinsesto, la
memoria, che scrive e riscrive, compila schede in parole nude, rende
disponibile una vasta biblioteca di emozioni. Conta certo, il lirismo, nel
comporre il frammento nei suoi colori, quando lo incaselliamo sugli scaffali;
ma poi, per ritrovarlo, occorre l'arte del bibliotecario, saper giocare con
sigle ed itinerari possibili, per riandare in presenza di quella singola
scheda cui abbiamo affidato un pezzo di cielo. La
poesia è il mistero di lirismi ed emozioni che si affidano alla compostezza
di numeri e ritmi per tornare vivi, per darsi in un linguaggio non più tutto
solo mio, ma capace di dirsi in parole espresse. L'arte - l'esercizio - del
poeta allora è lavorare sulle parole, non sui sentimenti. E' saper ritrovare
legami nascosti e possibili intenzioni, aprirsi a nuove comprensioni sullo
stesso frammento, riscrivendo tutta quella confusa affinità lirica che
avevamo racchiuso nel simbolo nello sdipanarsi di un segreto, facendo andare
la memoria al suo gioco. Che paragona quel brano ad altri, s'interroga su
somiglianze inusitate, pone il piede su strade nuove; che vanno percorse,
verso nuovi strani incontri, intersezioni impensate. Così nasce la poesia e
la sua universalità. Non di getto scrive il poeta, anche quando lo fa - perché
scrive rammemorando. La critica con cui egli rilegge il suo verso, è la
capacità di riconoscere un percorso autentico, quando c'era; non conta come
si scrive, ma come si riconosce la poesia, come la riconosce il poeta - quando
cioè si accorge di aver afferrato con parole un corso di pensieri che
iniziando dal lirismo ha saputo cogliere lo spirito della comunità dei
parlanti, è divenuto linguaggio sapiente, sperimentato nella memoria di vita,
autori, poesie.
La
memoria è uno dei temi più affascinanti del Novecento. Che trova nella
teoria delle immagini di Giordano Bruno un valido incontro al di là del
tempo. Dove la metafisica cerca nellimmagine la configurazione estetica del
segno, e la costruisce come una scrittura. Che diversamente dalla scrittura
non trascende la sensazione per la logica ma la ripropone interpretandola.
Bruno scrive in una sorta di tarocchi pensati una logica della memoria che
possa interpretare il mondo meglio dei vocabolari delle lingue. Il ritmo del pensiero così non si
scrive nel panlogismo ma in una ginnastica della musica che fonda la bellezza,
apre alla magia di una lingua universale di numeri e immagini che lascia l'eco
di una razionalità del reale combinata con lalfabeto dei pensieri, in una
fenomenologia del discorso che si lega alla comunità per tratti evocati, per
sinergie nascoste, per sciogliersi in una emozione controllata dalla solidità
di costrutti barocchi. In cui la poesia di un arabesco renda la contiguità
spaziale dove si fondono realtà e sogno, ragione e mistero, musica e
dissonanza. Disegnare il pentagramma è compito della memoria; le note, le
battute, i tempi: è il compito della mente che crea poesia e pensiero. Anticipiamo qui un brano di un
articolo di prossima pubblicazione sul tema, così da celebrare il 17
febbraio, il giorno del rogo di Campo dei Fiori, il ricordo di Bruno:
questanno ricorre il sesto centenario della nascita Le
immagini in Bruno
Siano
esse figure, concetti, nomi sottesi, metafore, figure fantastiche[1],
"le immagini non sono meno collegate ai segni di quanto i segni non siano
annessi alle immagini"[2]
- si connettono in una sorta di pittura
intrinseca[3]
grazie allintima proporzione, nientaffatto casuale. Capire lidea
nellombra significa cogliere la pregnanza di una immagine a petto di altre,
occorre valutarle per intendere quale contenga più crocevia capaci di lasciar
procedere lo scorrere del pensiero.
Larte
della memoria compie il lavoro di trasceglierle, poi le vivifica, corredandole
di implicite connessioni, le misura alle possibili funzioni ed azioni.
L'artista della memoria le adatta a sé, nellesercizio, segue le tracce di
quel che si presenta, maneggia simboli ed oggetti, lettere e concezioni,
accetta le combinazioni fruttuose, cosciente della costante perfettibilità
del procedimento. La macchina deve prima di tutto funzionare: ma non funziona
a caso, gli elementi sono posti in un luogo donde possono esercitare la loro
pregnanza secondo modalità messe a punto. Non si tratta di idee chiare e
distinte, il modello non è matematico ma estetico.
Quando
limmagine colpisce il senso, il pensiero la analizza nella somiglianza e
differenza , svela tracce implicite, connessioni al quadro, rimandi.
Limmagine è una esibizione integrale, misurata, connotata e denotata, ma
anche dotata di un senso proprio che è dellintero indefinibile[4].
Indagarla significa abbandonarsi allapprofondimento di tutto quello che
essa indica, guidati dalla fantasia, che vagando sincontra nel senso,
improvviso come la rivelazione di Atteone - non si vuole e non si ricava, si
impone. Bruno usa spesso il verbo al condizionale, dovrebbe, dice deve
essere. La natura da ogni parte grida e descrive[5],
la luce compare nellimmagine come un dardo che inchioda e che svela, ma si
accende quando vuole, nel magazzino delle specie di immagini apprestato dallo
scienziato della memoria, che ha affastellato le cose intuite, che studia la
manovra del loro ordine - che non le crea, le cerca nel sapere comune e ne
studia nello specchio il principio, incorniciando il risultato in un senso
nuovo, nella relazione al mezzo, al luogo, al tempo. "Abbiamo così
illustrato le regole dei ricettacoli ricavate da quanto già divulgato e
costodito nel tempo di Mnemosine. Una facoltà psichica tiene racchiusi in un
seno interno i simulacri sensibili che la vista estrasse chiaramente dalle
cose stesse con una figura immutabile"[6].
La vista estrasse chiaramente: Bruno non inventa né la logica del
percorso né limmagine; si fa invece Atteone, attende la luce osservando i
procedimenti consueti della memoria. Il
percorso metodico indaga il valore delle immagini, il potere dell'allegoria e
della metafora è chiaro alla retorica, disegnare in figure riflessi infiniti
significa acquisire pregnanze ricche di ridondanze, influenti sulla memoria,
in cui la competenza enciclopedica del lettore può navigare, affascinandolo.
Tali effetti sono anche delle immagini dei personaggi dellimmaginario
collettivo, l'immagine di Giove,
di Venere, di Giunone, oppure il cavallo di S.Martino e quello di S.Giorgio[7],
i decani dello Zodiaco: essi recano in sé i frammenti di mille storie appresi
dalla narrazione orale, infiniti tratti che dal nome trascorrono allintero
e vivificano limmagine di risonanze implicite. Storie apprese in una
narrazione, particolari perciò ricchi di affettività e di immaginazione,
dinteresse che facilita la memorizzazione, vengono scelti per la loro
comprensibilità, per lautomatismo con cui limmagine si collega ad altre[8]
mostrandosi viva, centro di raccordi per luomo cui si appresta larte:
tutto ciò va considerato nel percorrere il cammino che delinea la lingua nova,
perché una lingua non è una creazione personale, indirizzata alla mia stessa
comprensione. Scegliere tra le immagini quelle comprensibili, serve a
tracciare un percorso che non è solo mio, si lega alla coscienza comune e si
dirige verso luniversale del senso comune, allacciando una logica
strumentale, alla ricerca degli snodi migliori. E un problema di codifica,
di come porre informazione in un elemento significando: in fondo il problema
della crittografia era già attuale nelle comunicazioni militari del tempo, ed
è stato questimpulso, anche nei nostri tempi, a rendere attuale il
problema dei codici e della loro decodifica[9].
Perciò
Bruno è attento alle pitture, lingua universale, che mostrano nel senso
esterno l'ordine intimo, con l'ordine il chaos fisico viene composto nel
bello spettacolo del mondo[10].
Esse, sia che disegnino le immagini degli dei, sia che simboleggino virtù e
narrazioni, si mostrano capaci di indicare nessi e suggestioni di nuovi
vincoli[11].
Vi sono immagini sensibili che sono vere emulazioni della natura, vi sono
immagini come spettri e sigilli[12],
vi sono quelle del tutto razionali, come quelle degli uomini preclari, gli
inventori, simbolo del senso profondo di una conquista di pensiero. Ma anche
limmagine più rarefatta si pensa nella connessione degli elementi
pittorici della luce colore figura e
forma[13].
Dunque anchessa mantiene limmediatezza della sensazione, ricava la sua
forza dalla memoria primaria, può avere una funzione nel gioco delle ruote.
Le
immagini sono esaminate nello specchio, alla luce della verità, ed ordinate
pensando alluso mnemonico, perfezionando il quadro in cui inserirle, in cui
ogni uomo può intenderle ed adoperarle. Oltre al percorso nella luce, occorre
completare con il percorso nellombra del senso comune e delle connessioni
storiche, per costruire una lingua che non sia esercizio personale. Gran parte
delle opere sulla memoria Bruno si dedica perciò alla costruzione delle
immagini ed alla loro possibile concatenazione. Egli si serve nei diversi
libri di molti tipi di immagini, astrologiche, magiche, poetiche
scegliendo le più note, i decani dello Zodiaco, le Metamorfosi di
Ovidio, le figure degli dei e dei santi immortalate dalle pitture. Su di esse
si possono allacciare esercizi di memorizzazione che rinsaldino le connessioni
e consentano la memoria e linventio. Elementi immaginifici che
possono anche essere condensati in parole da porre come sillabe su ruote
inchiodate, in atri, case, campi, a indicare passeggiate possibili tra
concetti e incroci. Se il senso comune ritiene la verità fissandola in
figura, altrettanto ha da fare il filosofo della natura, che accetta i nessi
del cosmo osservando, in modo eguale al procedimento scientifico. La logica
della concatenazione risulta chiara da se stessa, ma spesso dopo lungo
cercare; donde il continuo riproporsi del tema in Bruno e soprattutto il
rimando al perfezionamento da parte del lettore, alla natura di suggerimento
del suo complesso quadro: un contributo ad un costrutto collettivo in cui
ciascuno può portare novità e misura, visto il carattere arbitrario della
scelta degli elementi, non connesso da una logica di cui ci si possa
impadronire una volta per tutte, come per le matematiche. Attraverso
innovazioni metodiche, la struttura articolata di atrii e cubili rende mobili
le connessioni che la tradizione si limitava ad annodare come oggetti ad un
modello prescelto. Una variazione che articola una lingua e sostiene il
conoscere coniugando senso comune e soggettività di accezioni personali. Il Cantus
Circaeus ne sottolinea la ragione, i soggetti dell'iscrizione ed i luoghi
dell'engrafia, costituiscono il "metodo arcano" [14]
che è l'arte della memoria, non servendosi di contenitori casuali come
nell'arte classica, che poteva scegliere anche un corpo di donna o una tavola
imbandita. Se essi hanno una ragion d'essere che li rende atti a fungere come
sostanza o come attributi, non possono essere collegati casualmente, vanno
connessi, in quanto sono stati studiati nella loro successione quasi logica,
sigillati in un percorso possibile ed immessi nel gioco delle ruote. Come la
lingua storica si compone di connessioni casuali e di intuizioni onomatopeiche
e logiche, in quel costrutto complesso che è un idioma, così la lingua della
memoria costruisce parole e grammatica, contrassegnando elementi funzionali e
regole del gioco. Perciò il costrutto non può essere che semimatematico,
l'eguaglianza dei minimi sarebbe una negazione di tale costrutto estetico. Pittore
era Giovanni Bernardo del Candelaio,
Bruno spesso ricorre a similitudini pittoriche, perché nel deserto della
concentrazione si apre la luce ma anche il tradimento, le tante cecità
possibili alluomo. Tra le tracce contrastanti che l'oggetto offre, i nove
elementi dello scrutinium -
dall'intenzione preliminare al giudizio - cercano chiarezza agendo come col
bastone[15]
si smuovono ghiande alla ricerca della castagna ch'è nel mucchio - come il
vaglio di Epicuro[16]
separava gli atomi ponendo ordine nel caos degli indecomponibili. La ricerca
non li dissolve, li assembla in una scrittura
interna che crea una architettura
del discorso. Il luogo, come in un quadro, segnala vicinanze senza
connessione logica, avvicina elementi privi di legame razionale[17].
Si appresta così la superficie.
Questa è lultima parola che chiude l'Arte
della memoria[18],
e la ragione ne è chiara, la memoria si muove tra topoi, in una
sorta di geografia dell'immaginazione da ordinare con i meridiani per le
pratiche della memoria, lasciando la concretezza delle singole figurazioni.
L'immagine
crea in tal modo un doppio, singolare ed universale, cristallo tra attuale e
virtuale, fuori del tempo[19],
indecomponibile[20]
atomo del conoscere, ove ordine e disordine restano contigui e si rimandano.
Le monadi che sono le opere darte conducono alluniversale mediante il
loro principio di particolarizzazione[21],
forma piena di una verità senza disincanto: come la magia della scena
teatrale, che Bruno così bene intende ed innova, dove finzione e verità
s'intrecciano indissolubilmente e sono lanima stessa della navigazione tra
il reale e limmaginario. L'arte
sempre va alla costruzione di un palinsesto costituendo un surimpressionisme
di oggetti simultaneamente percepiti, cui dona la fantasticheria della
ricomposizione in altro, nella moltiplicazione del tempo che la memoria
traspone in palcoscenico immaginario, più chiaro del vivere. Si chiedeva
Proust: che cosè il cervello umano se non un immenso palinsesto
naturale?, ed in esso solo il palinsesto della memoria è
indistruttibile, attraverso immagini ed emozioni lascia trasparire un
fluire unitario che ne costituisce il ritmo interno, lunità che lega le
differenze: è la magia dello stile, che disegna uno schermo, in esso tutte
le cose vi si dipingono, ma per riflesso, senza che la sostanza omogenea ne
sia alterata[22]. Comunicare,
con parole e immagini, è collocarsi in questo palinsesto della comunicazione
dove l'uomo intersoggettivamente gioca nella confusione della luce alla
creazione dei linguaggi. Bruno è autore di linguaggi diversi, dal teatro al
saggio, a seconda dei modelli espressivi adeguati: scrive in italiano a Londra
per farsi capire da un certo pubblico di corte, che usava litaliano come
lingua colta; poi riscrive le conclusioni ad uso delle accademie. Nellombra
cognitiva di un popolo fanciullo, dice, occorre usare metafore per comunicare
la verità come fece la Bibbia, e dire che il Sole gira intorno alla Terra
senza perciò mentire, anzi è cosa da stolto ed ignorante più tosto
riferir le cose secondo verità che secondo l'occasione e comodità.
Occorre usare il linguaggio come comunicazione, lerrore è nel prendere
per metafora quel che non è
stato detto per metafora e per il contrario prendere per vero quello che è
stato detto per similitudine[23].
Il che concorda con lopinione di Gorgia, che nella molteplicità delle
lingue, si mostra ignorante chi non sa farsi capire dal suo pubblico, non
scegliendo il linguaggio adatto. Larte della memoria è, in questa ottica,
la configurazione di un linguaggio nuovo, che si serve delle immagini come di
una lingua universale da mettere a punto per dotarsi di uno strumento adeguato
alla ricognizione dello scibile, ma anche allinnovazione, uno strumento di
memoria e di conoscenza. Un metalinguaggio, sè detto: ma è una
esplicitazione tautologica, necessaria per evitare i fraintesi, perché nel
linguaggio cè tutto questo, la configurazione di un mondo e di un modello
di conoscenza, una forma adeguata ad un contenuto. Un linguaggio come macchina
della conoscenza, come il corpo è la macchina organica. Uno studio delle
strutture della comunicazione per renderle adeguate allo scopo di conoscere e
di trasmettere le conoscenze. Dalle immagini
alle parole nude
Le
immagini non sono solo figure, scene teatrali, corpi scultorei. Immagine si può
rendere ogni cosa: il vessillo degli uomini preclari è unimmagine, in
comunicazione lo si definirebbe forse uno slogan. Una rapida memorizzazione
dellessenziale, che alla lettera può dire poco, ma richiama, come in
questo caso, unimmagine di estrema complessità, una serie di libri e di
dottrine, corpi filologici e riflessioni personali. Come un quadro riporta
alla mente una complessità non riducibile, come una sensazione che va tenuta
tutta intera per poter essere la fonte di nuove indagini, così il vessillo è
fonte di nuove comprensioni nel percorso complesso dellinterpretazione.
Nella
chiave e nelle ombre[24]
è il Vessillo di Bruno:
nellelenco degli inventori la cui figura inserita nelle ruote indica la via
di combinazioni da un concetto ad un altro, da una figura ad unazione ad
una variazione. Quello di Filolao è nellarmonia madre delle cose.
Quello di Epicuro nella libertà dell'animo. Sono dizioni raffinate, di
estrema complicazione; della prima stiamo parlando sin dallinizio,
esplicitamente, implicitamente della seconda (armonia fondata sullordine
determinabile). Vediamo la terza, più brevemente analizzabile al fine
dintendere meglio la figura del Vessillo. Sè detta la rilevanza di
Epicuro nel cosmo di Bruno, che ne accoglie limportanza del senso, degli
atomi, del metodo corretto di ragionamento limpostazione. Eppure la
bandiera è nella libertà dellanimo. Epicuro la pone con laffermazione
del clinamen, tesi tanto poco coerente che si è pensato persino fosse
aggiunta di Lucrezio visto che non è nei testi traditi né nei Depertitorum
librorum: mentre è sicuramente il senso della teoria di Epicuro, atta a
valere come vessillo, ritiene Bruno. La scelta delluomo è difatti alla
base della filosofia come medicina dello spirito, possibile alternativa al
motto di Sileno. Per questo, Epicuro teorizza un assurdo nella teoria fisica
assente in Democrito. Luomo può scegliere la sua dimensione di vita,
dessere schiavo del mondo o tirarsi fuori: non per scegliere il suicidio,
come per gli Stoici, ma per vivere larmonia del cosmo assaporandola
nellatarassia, è libero, non solo di morire. E se il filosofo intende
nella sua meditazione complessa sulluomo e sul mondo, una verità
indubitabile come simile possibilità, su cui impernia un sistema, non conta
la coerenza imposta da unipotesi scientifica; larmonia non compete
allipotesi ma alla visione filosofica della natura tutta, che comprende
luomo. Lincoerenza scientifica è scelta possibile per il filosofo, che
fa quadrare il ragionamento non escludendo le altre certezze dellorizzonte
umano, anche a costo di introdurre un elemento dirompente. Nel vessillo di
Epicuro si indica perciò il motivo più profondo che convince Bruno, il
quadro di questarmonia universale in cui è compreso luomo, filosofia
della natura e non scienza, giudizio di coerenza nello specchio. In due
parole, cè scritto un ragionamento di notevole complessità. Il vessillo vive di una profonda riflessione nucleare, rende un senso tanto profondo in immagine facile, che si coglie immediatamente, ma che si dipana solo in un difficile percorso storico, filologico, critico. Questo vuol dire la parola nuda. Essa è solo il culmine del procedimento, i vessilli sono nella pratica seconda dell'arte della memoria: ma ciò che si vede chiaro partendo dallalto è il metodo per il reperimento delle immagini in genere. Il gioco delle ruote inchiodate e dei loro giri concentrici si affida al caso delle combinazioni impensate, ma esse sono logicamente ordinate, nella prima pratica lettere, sillabe, parole e sensi nuovi, da combinarsi nelle procedure sigillate esercitando la memoria non alla ripetizione di usi ma di una mobile schiera didee, concetti, parole, intersecazioni per una mente rapida a vedere ed a parlare. Capace di esercitare discorsi convincenti e nuove vie di ricerca, perché ha a disposizione un archivio ben organizzato, cui fa ricorso per ogni nuova necessità cui ci porta il vivere e la necessità di ben argomentare. La seconda pratica moltiplica gli elementi, non combina solo lettere e sillabe verso nuovi quasi enigmistici consorzi. Parte da corpi di pensiero, resi elementari dalla configurazione in vessillo. Il vessillo è l'impressione rapida e congiunta di caratteristiche non presenti, concorso di sentimenti e pensieri evocati dallessenzialità dell'emblema. La parola nuda cercata con tanta fatica si svela allora non solo soccorso strumentale per la debolezza della memoria umana, ma capacità di esercitare il conoscere nella sua pienezza, creando immagini nuove, guida verso nuove altezze. Sono la conquista di un orizzonte di pensiero, oltre che di lingua, che diventa teoria nellinnovazione del linguaggio. E la virtù dellesercizio e della padronanza della scienza, dellattività e delloperosità. Ma
simile sapienza non si disgiunge dalla sua base nel senso comune, dal concorso
con la mentalità collettiva che fornisce limportanza dellimmagine, cui
il pensiero si conforma. Come non va perduta limmediatezza del conoscere
nella complessità del ragionamento teorico, non si perde la concretezza
dellimmagine nella formulazione della verità. In una dialettica stavolta
non dellinfinito ma della comunicazione, in una serie di ragionamenti
sorretti da una base comune e volta alla verità, che si confronta con
lombra svelando la virtù della sensazione nellimmagine. Bruno traccia
perciò in questa dialettica una dottrina ancora oggi suggestiva, perché non
trascende le modalità proprie del conoscere elementare, ma da queste
prosegue, nel quadro armonico dellAnima del Mondo, verso un conoscere
raffinato, mai slegato dalla sua base.
Bruno
non sceglie esattamente numeri, ma atomi immaginifici, che conservano il
carattere della discrezione nell'enciclopedia esterna di un luogo
architettonico messo a punto dall'immaginazione. Il teatro del mondo lancia la
sua rappresentazione comunicativa, capace di far intendere più di quel che si
vede sul palcoscenico, di mettere in moto oscuri meccanismi di composizione e
scomposizione. Occorre la superficie di uno specchio, un luogo da indagare,
una lingua con cui confrontare quelle possibilità. La complessità del gioco
racchiude la storia e le rappresentazioni collettive, gli usi e le mode, la
speculazione razionale, la verità, nell'aspetto del significante. Le parole e
le immagini rimandano alla totalità di cui indagano una possibilità. Il
gioco dei numeri consente l'armonia della musica: il gioco dei significanti
nell'arte della memoria consente a quest'armonia di andare all'infinito senza
perdersi. Di aprire ad ogni variazione, di collocarsi nel futuro perenne
immaginando ogni scenario, nella fantasia.
Nellenciclopedia
di parole ed immagini apprestata dall'arte della memoria si colgono gli
aspetti comunicativi essenziali che caratterizzano il sapere del senso comune.
La dialettica dello specchio nella sua configurazione di opposizione assoluta
consente la squadratura di universi differenti, metodicamente organizzati, che
si conoscono attraverso teorie di giochi, che non divengono estetizzazioni
pericolosamente inclinate al misticismo della parte: perché i giochi non sono
in contrasto, sono il luogo del finito tentare di superare lombra, nella
misura; lo specchio li determina ma non li esaurisce, il senso rimane fuori,
si coglie nello specchio ma solo attraverso un riflesso, interessante per chi
evita labbacinamento, la cecità. La superficie è la verità che indaga il
cieco, che intende a tastoni il mondo che gli resiste, odiando ed amando la
sua limitazione. Ma che ha la fede sufficiente per continuare nell'attesa
spasmodica della luce che si fa attendere sempre troppo, ma che sempre
compare, dando uno squarcio della sua infinita coerenza.
I
sensi [...] si riconducono per così dire a un unico centro, donde devono
ornare il più vicino atrio della fantasia con forme che entrano nella camera
della memoria attraverso il triclinio del pensiero; non diversamente per colui
che desidera ricordare a suo piacimento vale la pena di intraprendere la via
secondo il medesimo ordine, cogliendo il messaggio che è nelle cose e nel
senso comune, da cui viene ogni riflessione[25].
Ma poi i sensi servono solo ad accusare, ad indicare e testificare in
parte[26],
richiedendo la formazione dellimmagine. La massima astrazione dalla massima
concretezza senza soluzione di continuità. La comunicazione si attua secondo
le sue leggi.
In
simile visione, non cè contraddizione tra la scienza e la filosofia,
lanalogico e il digitale, lintelletto e la ragione. La filosofia della
natura si cimenta con i massimi universali e con la concretezza di una pittura
con eguale scioltezza. Tutte le strade sono percorribili le immagini si
prendono ovunque, tra i metodi figura anche la magia. Quel che conta è
lindagine paziente volta alluniversale armonia, la costruzione di mezzi
adeguati coscienti dellumbratilità del conoscere.
[1] Semplice raffigurare le immagini che riguardano il sensibile, con esemplari, il non sensibile qualitativo si rende con segni e note. Perciò che invece non è proprio rappresentabile in figura ma va scritto, Il Canto di Circe, cit., p. 331, come i vessilli degli inventori. [2] Larte della memoria, cit., p. 83. [3] Ivi, p. 84. [4] E il senso ottuso di cui parla R. Barthes, in L'ovvio e l'ottuso. Saggi critici III, Torino, Einaudi, 1985.
[5]
Clavis Magna, cit., p. 57. [6] Ivi, p. 114. [7] Larte della memoria, cit., p. 120. [8] Ivi, aggiunti VI e VII.
[9]
la crittografia veniva usata nella codifica a scopi di guerra già allora,
dice DAntonio, cit., p.36.
[10]
Il sigillo dei sigilli,
cit., p. 56. [11] La bellezza è "nella connessione delle varie parti, e la bellezza è proprio nella varietà del tutto", Larte della memoria, cit., p. 44. [12] spettri esemplari vestigi indizi / segni note caratteri sigilli, Ivi, p. 115. [13] Il Sigillo di Sigilli, cit., p. 44. [14] Il canto di Circe, cit., p. 305.
[15]
Larte della memoria, p. 115.
[16]
Epicuro, Epistola
a Pitocle, nelle Opere
curate da Arrighetti, Torino,
Einaudi, 1973. [17] Larte della memoria, cit., p.11. [18] Ivi, p. 146. [19] G.Deleuze - C. Parnet, Conversazioni, cit., p. 159. [20] In decomponibile -l'intuizione base che Schelling ritrova in Bruno - è l'atomo monade: Deleuze considera Leibniz e Lucrezio, in Logica del senso, Feltrinelli, 1979, Appendice). Lidea umbratile è indecomponibile, da conservare e descrivere. [21] G.Deleuze, Conversazioni, cit., p. 10. [22] M. Pprust, Contre Sainte-Beuve, citato da G. Genette, Proust palinsesto, in Figure 1, Einaudi, 1988, p. 39. [23] La Cena delle ceneri, cit., pp.122-124. [24] L'arte della memoria, cit., p. 159. [25] Il Sigillo dei sigilli, cit. p. 15, p. 23. [26] De lInfinito, cit., p. 370. [1] Semplice raffigurare le immagini che riguardano il sensibile, con esemplari, il non sensibile qualitativo si rende con segni e note. Perciò che invece non è proprio rappresentabile in figura ma va scritto, Il Canto di Circe, cit., p. 331, come i vessilli degli inventori. [2] Larte della memoria, cit., p. 83. [3] Ivi, p. 84. [4] E il senso ottuso di cui parla R. Barthes, in L'ovvio e l'ottuso. Saggi critici III, Torino, Einaudi, 1985.
[5] Clavis Magna, cit., p.
57. [6] Ivi, p. 114. [7] Larte della memoria, cit., p. 120. [8] Ivi, aggiunti VI e VII.
[9] la crittografia veniva usata
nella codifica a scopi di guerra già allora, dice DAntonio, cit.,
p.36.
[10] Il sigillo dei sigilli, cit., p. 56.
[11] La bellezza è "nella connessione delle varie parti, e la bellezza è proprio nella varietà del tutto", Larte della memoria, cit., p. 44. [12] spettri esemplari vestigi indizi / segni note caratteri sigilli, Ivi, p. 115. [13] Il Sigillo di Sigilli, cit., p. 44. [14] Il canto di Circe, cit., p. 305.
[15] Larte della memoria, p. 115.
[16]
Epicuro, Epistola a Pitocle, nelle Opere
curate da Arrighetti,
Torino, Einaudi, 1973. [17] Larte della memoria, cit., p.11. [18] Ivi, p. 146. [19] G.Deleuze - C. Parnet, Conversazioni, cit., p. 159. [20] In decomponibile -l'intuizione base che Schelling ritrova in Bruno - è l'atomo monade: Deleuze considera Leibniz e Lucrezio, in Logica del senso, Feltrinelli, 1979, Appendice). Lidea umbratile è indecomponibile, da conservare e descrivere. [21] G.Deleuze, Conversazioni, cit., p. 10. [22] M. Proust, Contre Sainte-Beuve, citato da G. Genette, Proust palinsesto, in Figure 1, Einaudi, 1988, p. 39. [23] La Cena delle ceneri, cit., pp.122-124. [24] L'arte della memoria, cit., p. 159. [25] Il Sigillo dei sigilli, cit. p. 15, p. 23. [26] De lInfinito, cit., p. 370.
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